1. Amerigo
2. Auschwitz
3. Bisanzio
4. Canzone dei dodici mesi
5. Canzone della bambina portoghese
6. Canzone delle domande consuete
7. Canzone di notte
8. Canzone di notte n. 2
9. Canzone di notte n. 3
10. Canzone per un'amica
11. Canzone quasi d'amore
12. Culodritto
13. Dio è morto
14. Emilia
15. Eskimo
16. Il vecchio e il bambino
17. Incontro
18. La ballata degli annegati
19. L'atomica cinese
20. L'avvelenata
21. La Genesi
22. La locomotiva
23. Cinque anatre
24. Le piogge d'aprile
25. Libera nos domine
26. L'orizzonte di K.D.
27. Piccola storia ignobile
28. Primavera di Praga
29. Signora Bovary
30. Vedi cara
31. Venezia
32. Nostra Signora dell'ipocrisia
33. Ophelia
34. Il sociale e l'antisociale
(Grazie all'anonimo autore delle trascrizioni, dal newsgroup soc.culture.italian.)
Amerigo
Probabilmente uscì chiudendo dietro a se la porta verde,
Qualcuno si era alzato a preparargli in fretta un caffè d'orzo
Non so se si girò, non era il tipo d'uomo che si perde
In nostalgie da ricchi, e andò per la sua strada senza sforzo
Quand'io l'ho conosciuto, o inizio a ricordarlo, era già vecchio
O così a me sembrava, ma allora non andavo ancora a scuola
Colpiva il cranio raso e un misterioso e strano suo apparecchio
Un cinto d'ernia che sembrava una fondina per la pistola
Ma quel mattino aveva il viso dei vent'anni senza rughe
E rabbia ed avventura e ancora vaghe idee di socialismo
Parole dure al padre e dietro tradizione di fame e fughe
E per il suo lavoro, quello che schianta e uccide il fatalismo
Ma quel mattino aveva quel sentimento nuovo per casa e madre
E per scacciarlo aveva in corpo il primo vino d'una cantina
E già sentiva in faccia l'odore d'olio e mare che fa Le Havre
E già sentiva in bocca l'odore della polvere della mina
L'America era allora, per me e i GI di Roosvelt, la quinta armata
L'America era Atlantide, l'America era il cuore, era il destino
L'America era Life, sorrisi e denti bianchi su patinata
L'America era il mondo sognante e misterioso di paperino
L'America era allora per me provincia dolce, mondo di pace
Perduto un paradiso, malinconia sottile, nevrosi lenta
E Gunga-Din e Ringo, gli eroi di Casablanca e di Fort Apache
Un sogno lungo il suono continuo ed ossessivo che fà il Limentra (Tronto)
Non sò come la vide quando la nave offrì New York vicino
Dei grattacieli il bosco, città di feci e strade, urla, castello!
E Pavana (Ascoli) un ricordo lasciata tra i castagni dell'Appennino
L'inglese un suono strano che lo feriva al cuore come un coltello
E fu lavoro e sangue, e fu fatica eguale mattino e sera
Per anni la prigione, di birra e di *******, di giorni duri,
Di negri ed irlandesi, polacchi ed italiani, nella miniera
Sudore d'antracite, in Pennsylvania, Arkansas, Texas, Missouri
Tornò come fan molti, due soldi e giovinezza ormai finita
L'America era un angolo, l'America era un'ombra, nebbia sottile
L'America era un'ernia, un gioco di quei tanti che fà la vita
E dire boss per capo, e ton per tonnellata, rifle per fucile.
Quand'io l'ho conosciuto, o inizio a ricordarlo, era già vecchio
Sprezzante con i giovani, gli scivolavo accanto senza afferrarlo
E non capivo che quell'uomo era il mio volto, era il mio specchio
Finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo
Finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo
Finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo
Auschwitz
Son morto ch'ero bambino
son morto con altri cento
passato per un camino
e ora sono nel vento
Ad Auschwitz c'era la neve
il fumo saliva lento
nei campi tante persone
che ora sono nel vento
Nei campi tante persone
ma un solo grande silenzio
che strano non ho imparato
a sorridere qui nel vento
Io chiedo come può un uomo
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento.
Ancora tuona il cannone
ancora non è contenta
di sangue la bestia umana
e ancora ci porta il vento.
Io chiedo quando sarà
che un uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare
e il vento si poserà.
Bisanzio
Anche per questa sera
la luna è sorta
affogata in un colore
troppo rosso e vago.
Vespero non si vede,
si è offuscata,
la punta dello stilo
si è spezzata.
Che oroscopo sai trarre questa sera, Mago?
Io Filemazio,
protomedico matematico astronomo,
forse saggio.
Ridotto come un cieco
a brancicare attorno,
non ho la conoscenza, od il coraggio
per fare quest'oroscopo,
per divinar responso,
e resto qui ad aspettare che ritorni giorno
e devo dire, devo dire,
che sono forse troppo vecchio per capire
che ho perso la mia mente
in chissà quale abuso, od ozio,
ma stan mutando gli astri
nelle notti d'equinozio.
O forse io, forse io,
ho sottovalutato questo nuovo dio,
ma vedo in me e nei segni
che qualcosa sta cambiando,
ma è un debole presagio
che non dice come e quando...
Me ne andavo l'altra sera
quasi inconsciamente
giù al porto Bosphoreion
là dove si perde
la terra dentro al mare
fino quasi al niente
e poi ritorna terra
ma non è più occidente.
Che importa a questo mare
se essere azzurro o verde?
Sentivo i canti osceni
degli avvinazzati
di gente dallo sguardo avviluppato e vuoto
ippodromo bordello, e nordici soldati
Romani e Greci urlate,
dove siete andati...
Sentivo bestemmiare in Alamanno e in Goto...
Città assurda, città strana...
Di quest'imperatore sposo di *******,
di plebi smisurate, labirinti ed empietà
di barbari che forse sanno già la verità.
Di filosofi, e di etere,
sospesa tra due mondi, e tra due ere
Fortuna e età han deciso
per un giorno non lontano,
ma il fato chiederebbe
che scegliesse la mia mano, ma...
Bisanzio è forse solo un simbolo insondabile
crudele e ambiguo, come questa vita
Bisanzio è un mondo che non mi è consueto
Bisanzio è un sogno che si fa incompleto.
Forse Bisanzio non è mai esistita
e ora è giorno, e un'altra notte è andata
Lucifero è già sorta, e si alza un po' di vento
è freddo sulla torre, o è l'età mia malata
confondo vita e morte, non so chi è passata
mi copro con la testa il capo e più non sento,
e mi addormento
mi addormento
mi addormento.
Canzone dei dodici mesi
Viene Gennaio silenzioso e lieve
un fiume addormentato
fra le cui rive giace come neve
il mio corpo malato
il mio corpo malato
Sono distese lungo la pianura
bianche file di campi
son come amanti dopo l'avventura
neri alberi stanchi
neri alberi stanchi
Viene Febbraio, e il mondo è a capo chino
ma nei convitti e in piazza
lascia i dolori e vesti da Arlecchino
il carnevale impazza
il carnevale impazza
L'inverno è lungo ancora, ma nel cuore
appare la speranza
nei primi giorni di malato sole
la primavera danza
la primavera danza
Cantando Marzo porta le sue piogge
la nebbia squarcia il velo
porta la neve sciolta nelle rogge
il riso del disgelo
il riso del disgelo
Riempi il bicchiere, e con l'inverno butta
la penitenza vana
l'ala del tempo batte troppo in fretta
la guardi, è già lontana
la guardi, è già lontana
O giorni, o mesi, che
andate sempre via;
sempre simile a voi
è questa vita mia;
diverso tutti gli anni
e tutti gli anni uguale,
la mano di tarocchi
che non sai mai giocare.
Con giorni lunghi al sonno dedicati
il dolce Aprile viene
quali segreti scoprì in te il poeta
che ti chiamò crudele
che ti chiamò crudele
Ma nei tuoi giorni è bello addormentarsi
dopo fatto l'amore
come la terra dorme nella notte
dopo un giorno di sole
dopo un giorno di sole
Ben venga Maggio e il gonfalone amico
ben venga primavera
il nuovo amore getti via l'antico
nell'ombra della sera
nell'ombra della sera
ben venga Maggio, ben venga la rosa
che è dei poeti il fiore
mentre la canto con la mia chitarra
brindo a Cenne e a Folgore
brindo a Cenne e a Folgore
Giugno, che sei maturità dell'anno
di te ringrazio Dio
in un tuo giorno, sotto al sole caldo
ci sono nato io
ci sono nato io;
E con le messi che hai fra le tue mani
ci porti il tuo tesoro
con le tue spighe doni all'uomo il pane
alle femmine l'oro
alle femmine l'oro
O giorni, o mesi, che
andate sempre via;
sempre simile a voi
è questa vita mia;
diverso tutti gli anni
e tutti gli anni uguale,
la mano di tarocchi
che non sai mai giocare.
Con giorni lunghi di colori chiari
ecco Luglio il leone
riposa e bevi, e il mondo attorno appare
come in una visione
come in una visione
Non si lavora Agosto, nelle stanche
tue lunghe oziose ore
mai come adesso è bello inebriarsi
di vino e di calore
di vino e di calore
Settembre è il mese del ripensamento
sugli anni e sull'età
dopo l'estate porta il dono usato
della perplessità
della perplessità
Ti siedi e pensi e ricominci il gioco
della tua identità
come scintille brucian nel tuo fuoco
le possibilità
le possibilità
Non so se tutti hanno capito Ottobre
la tua grande bellezza
nei tini grassi come pance piene
prepari mosto e ebbrezza
prepari mosto e ebbrezza
Lungo i miei monti, come uccelli tristi
fuggono nubi pazze
lungo i miei monti, colorati in rame
fumano nubi basse
fumano nubi basse
O giorni, o mesi, che
andate sempre via;
sempre simile a voi
è questa vita mia;
diverso tutti gli anni
e tutti gli anni uguale,
la mano di tarocchi
che non sai mai giocare.
Cala Novembre, e le inquietanti nebbie
gravi coprono gli orti
lungo i giardini consacrati al pianto
si festeggiano i morti
si festeggiano i morti
Cade la pioggia, ed il tuo viso bagna
di gocce di rugiada
te pure, un giorno, cambierà la sorte
in fango della strada
in fango della strada
E mi addormento come in un letargo
Dicembre, alle tue porte
lungo i tuoi giorni con la mente spargo
tristi semi di morte
tristi semi di morte
Uomini e cose lasciano per terra
esili ombre pigre
ma nei tuoi giorni, dai profeti detti
nasce Cristo la tigre
nasce Cristo la tigre
O giorni, o mesi, che
andate sempre via;
sempre simile a voi
è questa vita mia;
diverso tutti gli anni
e tutti gli anni uguale,
la mano di tarocchi
che non sai mai giocare.
Canzone della bambina portoghese
E poi e poi, gente viene qui e ti dice
Di sapere già ogni legge delle cose
E tutti, sai, vantano un orgoglio cieco
di verità fatte di formule vuote
E tutti, sai, ti san dire come fare,
Quali leggi rispettare, quali regole osservare,
Qual è il vero vero,
E poi, e poi, tutti chiusi in tante celle,
Fanno a chi parla più forte
Per non dir che stelle e morte fan paura.
Al caldo del sole, al mare scendeva la bambina portoghese
Non c'eran parole, rumori soltanto come voci sospese.
Il mare soltanto, e il suo primo bikini amaranto,
Le cose più belle e la gioia del caldo alla pelle.
Gli amici vicino sembravan sommersi dalla voce del mare;
O sogni o visioni qualcosa la prese e si mise a pensare;
Sentì che era un punto al limite di un continente,
Sentì che era un niente, l'Atlantico immenso di fronte.
E in questo sentiva qualcosa di grande
Che non riusciva a capire, che non poteva intuire;
Che avrebbe spiegato, se avesse capito lei, e l'oceano infinito;
Ma il caldo l'avvolse, si sentì svanire e si mise a dormire.
E fu solo del sole, come di mani future.
Restaron soltanto il mare e un bikini amaranto.
E poi e poi, se ti scopri a ricordare,
Ti accorgerai che non te ne importa niente.
E capirai che una sera o una stagione
Son come lampi, luci accese e dopo spente.
E capirai che la vera ambiguità
è la vita che viviamo, il qualcosa che chiamiamo esser uomini,
E poi, e poi, che quel vizio che ci ucciderà
Non sarà fumare o bere, ma il qualcosa che ti porti dentro,
Cioè vivere.
Canzone delle domande consuete
Ancora qui a domandarsi e a far finta di niente
come se il tempo per noi non costasse l'uguale,
come se il tempo passato ed il tempo presente
non avessero stessa amarezza di sale.
Tu non sai le domande, ma non risponderei
per non strascinare le parole in linguaggio d'azzardo;
eri bella, lo so, e che bella che sei;
dicon tanto un silenzio e uno sguardo.
Se ci sono non so cosa sono e se vuoi
quel che sono o sarei, quel che sarò domani...
non parlare non dire più niente se puoi,
lascia farlo ai tuoi occhi alle mani.
Non andare... vai. Non restare...stai.
Non parlare... parlami di te.
Tu lo sai, io lo so, quanto vanno disperse,
trascinate dai giorni come piena di fiume
tante cose sembrate e credute diverse
come un prato coperto a bitume.
Rimanere così, annaspare nel niente,
custodire i ricordi, carezzare le età;
è uno stallo o un rifiuto crudele e incosciente
del diritto alla felicità?
Se ci sei, cosa sei? Cosa pensi e perché?
Non lo so, non lo sai; siamo qui o lontani?
Esser tutto, un momento, ma dentro di te.
Aver tutto, ma non il domani.
Non andare... vai. Non restare...stai.
Non parlare... parlami di te.
E siamo qui, spogli, in questa stagione che unisce
tutto ciò che sta fermo, tutto ciò che si muove;
non so dire se nasce un periodo o finisce,
se dal cielo ora piove o non piove,
pronto a dire "buongiorno", a rispondere "bene"
a sorridere a "salve", dire anch'io "come va?"
Non c'è vento stasera. Siamo o non siamo assieme?
Fuori c'è ancora una città?
Se c'è ancora balliamoci dentro stasera,
con gli amici cantiamo una nuova canzone...
...tanti anni, e sono qui ad aspettar primavera
tanti anni, ed ancora in pallone
Non andare... vai. Non restare...stai.
Non parlare... parlami di te.
Non andare... vai. Non restare...stai.
Non parlare... parlami di noi.
Canzone di notte
Ore confuse della notte,
La malinconia non è uno stato d'animo.
Le vite altrui si sono rotte
E sembra non esista più il tuo prossimo.
Ti vesti un poco di silenzio,
Hai la dolce illusione di esser solo,
Son macchine che passano, od è il vento?
O sono i tuoi pensieri alzati in volo?
I tuoi pensieri un po' ubriachi
Danzando per le strade si allontanano:
Ti son sfuggiti dalla mano,
E il giorno sembra ormai così lontano,
Il giorno sembra ormai così lontano.
Mattino, notte, hai perso il tempo,
La malinconia ti sembra di toccarla
Ma forse è l'ora dell'avvento
E chiami l'ironia per aiutarla.
E forse c'è qualcuno che ora muore,
E forse c'èqualcuno che ora nasce,
Qualcuno compie un crimine d'onore,
Passeggiano sui viali le bagasce.
Bagasce sono i tuoi ricordi
Che fra canzoni e vino ti disturbano
Che ti molestano pian piano
E il giorno sembra ormai così lontano,
Il giorno sembra ormai così lontano.
Mattino, notte, cosa importa?
I giorni sono nuvole distratte.
Suonerà l'ora alla tua porta
E l'orologio è il sangue tuo che batte.
Quando verrà il tempo di partire
L'ora avrà il medesimo colore.
Sembra sempre un poco di morire
Nel momento eroico dell'amore.
Se ridi o piangi è sempre uguale,
Le cose nel ricordo poi si sfumano,
Il sacro si unirà al profano
E il giorno sembra ormai così lontano,
E il giorno sembra ormai così lontano.
Mattino, notte, dentro e fuori,
Sei certo o cerchi la consolazione?
Son bianco e nero, o son colori,
O facce ambigue della tua prigione?
Cerchi sempre ciò che ti è lontano,
Dopo dici: "Tutto è relativo,"
Ma l'ironia e il dolor dicono invano
Che sei certo solo di esser vivo.
Ma c'è ancor tempo per pensare,
Per maledire e per versare il vino,
Per pianger, ridere e giocare,
E il giorno sembra ormai così vicino,
E il giorno sembra ormai così vicino,
E il giorno sembra ormai così vicino,
E il giorno sembra ormai così vicino.
Canzone di notte n. 2
E un'altra volta è notte e suono
Non so nemmeno io per che motivo, forse perché son vivo
E voglio in questo modo dire "Sono"
O forse perché è un modo pure questo
Per non andare a letto
O forse perché ancora c'è da bere
E mi riempio il bicchiere
E l'eco si è smorzato appena
delle risate fatte con gli amici, dei brindisi felici
In cui ciascuno chiude la sua pena
In cui ciascuno non è come adesso da solo con sè stesso
A dir "Dove ho mancato e dove e' stato"
A dir "Dove ho sbagliato"
Eppure fa piacere a sera
Andarsene per strade ed osterie, vino e malinconie
E due canzoni fatte alla leggera
In cui gridando celi il desiderio
Che sian presi sul serio
Il fatto che sei triste o che t'annoi
E tutti i dubbi tuoi
Ma i moralisti han chiuso i bar
E le morali han chiuso i vostri cuori
E spento i vostri ardori
È bello, ritornar normalità
È facile tornare con le tante
Stanche pecore bianche.
Scusate, non mi lego a questa schiera:
Morrò pecora nera.
Saranno cose già sentite
O scritte sopra un metro un po' stantio,
Ma intanto questo è mio
E poi, voi queste cose non le dite
Poi certo per chi non è abituato
Pensare è sconsigliato
Poi è bene essere un poco diffidente
Per chi è un po' differente
Ma adesso avete voi il potere
Adesso avete voi supremazia, diritto e Polizia
Gli dei, i comandamenti ed il dovere
Purtroppo non so come siete in tanti
E molti qui davanti
Ignorano quel tarlo mai sincero
Che chiamano "Pensiero"
Però non siate preoccupati
Noi siamo gente che finisce male: galera od ospedale
Gli anarchici li han sempre bastonati
E il libertario è sempre controllato
Dal clero, dallo stato
Non scampa, fra chi veste da parata
Chi veste una risata
O forse non è qui il problema,
E ognuno vive dentro ai suoi egoismi
Vestiti di sofismi
E ognuno costruisce il suo sistema
Di piccoli rancori irrazionali,
Di cosmi personali
Scordando che poi infine tutti avremo
Due metri di terreno
E un'altra volta è notte e suono
Non so nemmeno io per che motivo
Forse perché son vivo
O forse per sentirmi meno solo
O forse perché è notte e vivo strani
Fantasmi e sogni vani
Che danno quell'ipocondria ben nota
Poi... la bottiglia è vuota
Canzone di notte n. 3
Esistenza, che stai qui di contrabbando,
come un ladro sempre pronta per fuggire,
ogni età chiude in sè i crismi dello sbando
sbaglio è intuire
coi suoi giochi di carambola e rimando
prendere e offrire
ma si muoia solo un po' di quando in quando
ma sia poco a poco che si va a morire.
Ogni giorno è un altro giorno regalato
ogni notte un buco nero da riempire
ma per quanto non l'ho mai visto colmato
così per dire
resta solo l'urlo solito gridato
tentare agire
ma si pianga solo un po' perché è un peccato,
e si rida poi sul come andrà a finire.
Lo capisco se mi prendi per le mele
ma ci passo sopra gioco e non mi arrendo
ogni giorno riapro i vetri e alzo le vele
se posso prendo.
Quando perdo non sto lì a mandar giù fiele,
e non mi svendo
e poi perdere ogni tanto ci ha il suo miele
e se dicono che vinco stan mentendo, perché
quelle poche volte che busso a bastoni
mi rispondono con spade o con denari
la ragione diamo, e il vincere ai ********,
oppure ai bari
resteremo sempre a un punto dai campioni
tredici è pari
ma si perda perché siam tre volte buoni,
e si vinca solo in sogni straordinari.
Ah quei sogni, ah quelle forze del destino
che chi conta spingerebbe a rinnegare
ci hanno detto di non fare più casino
non disturbare
canteremo solo in modo clandestino
senza vociare
poi ghignando ce ne andremo pian pianino
per sederci lungo il fiume ad aspettare...
Quello che mi gira in testa questa notte
son tornato, incerta amica, a riferire,
noi immergenti, noi con fedi ed ossa rotte,
lasciamo dire
ne abbiam visti geni e maghi uscire a frotte
per scomparire
noi, se si muore solo un po' chi se ne fotte
ma sia molto tardi che si va a dormire.
Canzone per un'amica
Lunga e diritta correva la strada
l'auto veloce correva
la dolce estate era già cominciata
vicino, lui sorrideva,
vicino, lui sorrideva
Forte la mano teneva il volante
forte il motore cantava
non lo sapevi che c'era la morte
quel giorno che ti aspettava,
quel giorno che ti aspettava.
Non lo sapevi che c'era la morte
quando si è giovani è strano
poter pensare che la nostra sorte
venga e ci prenda per mano,
venga e ci prenda per mano.
Non lo sapevi, ma cosa hai pensato
quando la strada è impazzita
quando la macchina è uscita di lato
e sopra un'altra è finita,
e sopra un'altra è finita.
Non lo sapevi ma cosa hai sentito
quando lo schianto ti ha uccisa
quando anche il cielo di sopra è crollato
quando la vita è fuggita,
quando la vita è fuggita.
Dopo il silenzio soltanto è regnato
tra le lamiere contorte
sull'autostrada cercavi la vita
ma ti ha incontrato la morte,
ma ti ha incontrato la morte.
Vorrei sapere a che cosa è servito
vivere, amare, soffrire,
spendere tutti i tuoi giorni passati
se presto hai dovuto partire,
se presto hai dovuto partire.
Voglio però ricordarti com'eri
pensare che ancora vivi
voglio pensare che ancora mi ascolti
e che come allora sorridi,
e che come allora sorridi.
Canzone quasi d'amore
Non stavo più a cercare parole che non trovo
per dirti cose vecchie con il vestito nuovo
per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro
e partorire il topo vivendo sui ricordi
giocando con i miei giorni... col tempo
O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
o che per le mie navi son quasi chiusi i porti
io parlo sempre tanto ma non ho ancora fedi
non voglio menar vanto di me o della mia vita
costretta come dita ...dei piedi
Queste cose le sai per te sian tutti uguali
e moriamo ogni giorno dei medesimi mali
per te sian tutti soli ed è nostro destino
tentare goffi voli d'azione o di parola,
volando come vola ...il tacchino
Non posso farci niente e tu puoi fare meno
sono vecchio d'orgoglio mi commuove il tuo seno
e di questa parola io quasi mi vergogno
ma... c'è una vita sola non ne sprechiamo niente
in tributi alla gente o al sogno
Le sere sono uguali ma ogni sera è diversa
e quasi non ti accorgi dell'energia dispersa
a ricercare i visi che ti han dimenticato
vestendo abiti lisi buoni ad ogni evenienza
inseguendo la scienza ...o il peccato
Tutto questo lo sai e sai dove comincia
la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia
per te sian tutti uguali siamo cattivi buoni
e abbiam gli stessi mali siamo vigliacchi e fieri
saggi, falsi, sinceri... ********
Ma dove te ne andrai? ma dove sei già andata?
ti dono, se vorrai, questa noia già usata
tienila in mia memoria ma non è un capitale,
ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto,
che la noia, di un altro, non vale
D'altra parte lo vedi scrivo ancora canzoni
e pago la mia casa pago le mie illusioni
fingo d'aver capito che vivere è incontrarsi
aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare... grattarsi
Culodritto
Ma come vorrei avere i tuoi occhi,
spalancati sul mondo come carte assorbenti
e le tue risate pulite e piene, quasi senza rimorsi
o pentimenti,
ma come vorrei avere da guardare
ancora tutto come i libri da sfogliare
e avere ancora tutto, o quasi tutto, da provare.
Culodritto, che vai via sicura,
trasformando dal vivo cromosomi corsari,
di longobardi, di celti e romani dell'antica pianura
di montanari,
reginetta dei telecomandi,
di gnosi assolute che asserisci e domandi,
di sospetto e di fede nel mondo curioso dei grandi,
anche se non avrai
le mie risse terrose di campi, cortili e di strade,
e non saprai
che sapore ha il sapore dell'uva rubato a un filare,
presto ti accorgerai
com'è facile farsi un'inutile software di scienza
e vedrai
che confuso problema è adoprare la propria esperienza;
Culodritto, cosa vuoi che ti dica?
Solo che costa sempre fatica
e il vivere è sempre quello, ma è storia antica.
Culodritto, dammi ancora la mano,
anche se quello di stringerla è solo un pretesto
per sentire quella tua fiducia totale che nessuno mi ha dato,
o mi ha mai chiesto;
vola, vola tu, dove io vorrei volare
verso un mondo dove ancora tutto è da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare.
Dio è morto
Ho visto la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente
cercare il sogno che conduce alla follia
nella ricerca di un qualcosa che non trovano, nel mondo che hanno già
lungo le strade che dal vino son bagnate
dentro alle stanze da pastiglie trasformate
dentro alle nuvole di fumo del mondo fatto di città
essere contro ed ingoiare la nostra stanca civiltà, e un dio che è morto
ai bordi delle strade dio è morto
nelle auto prese a rate dio è morto
nei miti dell'estate dio è morto
Mi han detto che questa mia generazione più non crede
in ciò che spesso è mascherato con la fede
nei miti eterni della patria e dell'eroe
perché è venuto ormai il momento di negare tutto cio che è falsità
e che è di parte e di abitudine e paura
una politica che è solo far carriera
il perbenismo interessato
la dignità fatta di vuoto
l'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
e un dio che è morto
nei campi di sterminio dio è morto
coi miti della razza dio è morto
con gli uomini di partito dio è morto.
Ma penso che questa mia generazione è preparata
ad un mondo nuovo e a una speranza appena nata
ad un futuro che ha in mano, ad una rivolta senza armi
e che noi tutti ormai sappiamo che se dio muore è per tre giorni e poi
risorge
in cio che noi crediamo dio è risorto
in cio che noi vogliamo dio è risorto
nel mondo che faremo dio è risorto
Emilia
Le Alpi, si sa, sono un muro di sasso
una diga confusa, fanno tabula rasa
per noi che qui sotto, lontano, più in basso
abbiamo la casa
La casa ed i piedi in questa spianata
di sole che strappa la gola alle rane
di nebbia compatta scabrosa stirata
che sembra di pane
Ed una strada antica come l'uomo
marcata ai bordi dalle chiacchiere di un duomo
e i fiumi falsi avventurieri che trasformano i padani
in marinai non veri
Emilia di volti tra i campi e sui prati
lagune e piroghe, e l'eterno mare
guerrieri del Nord dai capelli gessati
ne hai visti passare
Emilia allungata tra l'olmo e il vigneto
voltata a cercare quel mare mancante
e il monte Appennino raccontando un segreto
diventa un gigante
Lungo la strada, tra una piazza e un duomo
hai messo al mondo questa specie d'uomo
vero aperto finto strano
chiuso anarchico verdiano
brutta razza, l'emiliano!
Emilia sognante fra l'oggi e il domani
di cicloamatori, di lusso e balere
Emilia di facce, di grida, di mani
sarà un grande piacere
Vedere in futuro da un mondo lontano
quaggiù sulla Terra una macchia di verde
e sentire il mio cuore che battendo più piano
là dentro si perde
Ora ti saluto, è quasi sera e si fa tardi
si va a vivere o a dormire
da Las Vegas a Piacenza
Fari per chilometri ti accecano testardi
ma io sento che hai pazienza
devi ancora sopportarci.
Eskimo
Questa domenica in Settembre
non sarebbe pesata così
l'estate finiva più nature
vent'anni fa o giù di lì
Con l'incoscienza dentro al basso ventre
e alcuni audaci, in tasca "l'Unità",
la paghi tutta, e a prezzi d'inflazione,
quella che chiaman la maturità
Ma tu non sei cambiata di molto
anche se adesso è al vento quello che
io per vederlo ci ho impiegato tanto
filosofando pure sui perché
Ma tu non sei cambiata di tanto
e se cos'è un orgasmo ora lo sai
potrai capire i miei vent'anni allora
e quasi cento adesso capirai
Portavo allora un eskimo innocente
dettato solo dalla povertà
non era la rivolta permanente
diciamo che non c'era e tanto fa
Portavo una coscienza immacolata
che tu tendevi a uccidere però
inutilmente ti ci sei provata
con foto di famiglia o paletò
E quanto son cambiato da allora
e l'eskimo che conoscevi tu
lo porta addosso mio fratello ancora
e tu lo porteresti e non puoi più
Bisogna saper scegliere il tempo
non arrivarci per contrarietà
tu giri adesso con le tette al vento
io ci giravo già vent'anni fa
Ricordi fu con te a Santa Lucia
al portico dei Servi per Natale
credevo che Bologna fosse mia
ballammo insieme all'anno o a Carnevale
Lasciammo allora tutti e due un qualcuno
che non ne fece un dramma o non lo so
ma con i miei maglioni ero a disagio
e mi pesava quel tuo paletò
Ma avevo la rivolta fra le dita
dei soldi in tasca niente e tu lo sai
e mi pagavi il cinema stupita
e non ti era toccato farlo mai
Perché mi amavi non l'ho mai capito
così diverso da quei tuoi cliché
perché fra i tanti, bella,
che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me
Infatti i fiori della prima volta
non c'erano già più nel sessantotto
scoppiava finalmente la rivolta
oppure in qualche modo mi ero rotto
Tu li aspettavi ancora ma io già urlavo che
Dio era morto, a monte, ma però
contro il sistema anch'io mi ribellavo
cioè, sognando Dylan e i provos
E Gianni ritornato da Londra
a lungo ci parlò dell'LSD
tenne una quasi conferenza colta
sul suo viaggio di nozze stile freak
E noi non l'avevamo mai fatto
e noi che non l'avremmo fatto mai
quell'erba ci cresceva tutt'attorno
per noi crescevan solo i nostri guai
Forse ci consolava far l'amore
ma precari in quel senso si era già
un buco da un amico, un letto a ore
su cui passava tutta la città
L'amore fatto alla boia d'un Giuda
e al freddo in quella stanza di altri e spoglia
vederti o non vederti tutta nuda
era un fatto di clima e non di voglia
E adesso che potremmo anche farlo
e adesso che problemi non ne ho
che nostalgia per quelli contro un muro
o dentro a un cine o lì dove si può
E adesso che sappiamo quasi tutto
e adesso che problemi non ne hai
che nostalgia, lo rifaremmo in piedi
scordando la moquette stile e l'Hi Fi
Diciamolo per dire, ma davvero
si ride per non piangere perché
se penso a quella ch'eri, a quel che ero,
che compassione che ho per me e per te
Eppure a volte non mi spiacerebbe
essere quelli di quei tempi là
sarà per aver quindic'anni in meno
o avere tutto per possibilità
Perché a vent'anni è tutto ancora intero
perché a vent'anni è tutto chi lo sa
a vent'anni si è stupidi davvero
quante balle si ha in testa a quell'età
Oppure allora si era solo noi
non c'entra o meno questa gioventù
di discussioni, caroselli, eroi
quel ch'è rimasto dimmelo un po' tu
E questa domenica in Settembre
se ne sta lentamente per finire
come le tante via distrattamente
a cercare di fare o di capire
Forse lo stan pensando anche gli amici
gli andati, i rassegnati, i soddisfatti,
giocando a dire che si era più felici
pensando a chi si è perso o no a quei patti
Ed io che ho sempre un eskimo addosso
uguale a quello che ricorderai
io come sempre, faccio quel che posso
domani poi ci penserò se mai
Ed io ti canterò questa canzone
uguale a tante che già ti cantai
ignorala come hai ignorato le altre
e poi saran le ultime oramai
Il vecchio e il bambino
Un vecchio e un bambino si preser per mano
E andarono insieme incontro alla sera.
La polvere rossa si alzava lontano
E tutto brillava di luce non vera.
L'immensa pianura sembrava arrivare
Fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare,
E tutto d'intorno non c'era nessuno
Solo il tetro contorno di torri di fumo.
I due camminavano, il giorno cadeva
Il vecchio parlava e piano piangeva.
Con l'anima assente, con gli occhi bagnati
Seguiva il ricordo di miti passati.
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni
Non sanno distinguere il vero dai sogni,
I vecchi non sanno, nel loro pensiero
Distinguer nei sogni il falso dal vero.
E il vecchio diceva, guardando lontano,
"Immagina questo coperto di grano,
Immagina i frutti, immagina i fiori
E pensa alle voci e pensa ai colori.
E in questa pianura fin dove si perde
Crescevano gli alberi e tutto era verde,
Cadeva la pioggia, segnavano i soli
Il ritmo dell'uomo e delle stagioni."
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
E gli occhi guardavano cose mai viste,
E poi disse al vecchio con voce sognante
"Mi piaccion le fiabe, raccontane altre."
Incontro
E correndo mi incontrò lungo le scale
quasi nulla mi sembrò cambiato in lei
la tristezza poi ci avvolse come miele
per il tempo scivolato su noi due.
Il sole che calava già
rosseggiava la città
già nostra ed ora straniera
incredibile e fredda;
come un istante "deja vu"
ombra della gioventù
ci circondava la nebbia.
Auto ferme ci guardavano in silenzio
vecchi muri proponevan nuovi eroi
dieci anni da narrare l'uno all'altro
ma le frasi rimanevan dentro in noi
"cosa fai ora, ti ricordi,
eran belli i nostri tempi,
ti ho scritto è un anno,
mi han detto che eri ancor via".
E poi la cena a casa sua,
la mia nuova cortesia,
stoviglie color nostalgia.
E le frasi quasi fossimo due vecchi
rincorrevan solo il tempo dentro in noi
per la prima volta vidi quegli specchi
capii i quadri, i soprammobili ed i suoi.
I nostri miti morti ormai,
la scoperta di Hemingway
il sentirsi nuovi
le cose sognate e poi viste
la mia America e la sua
diventate nella via
la nostra città tanto triste.
Carte e vento volan via nella stazione
freddo e luci accese forse per noi lì
ed infine in breve la sua situazione
uguale quasi a tanti nostri film:
come in un libro scritto male
lui si era ucciso per natale
ma il triste racconto sembrava
assorbito dal buoi
povera amica che narravi
dieci anni in poche frasi
e io i miei in un solo saluto.
E pensavo dondolato dal vagone
"cara amica il tempo prende il tempo dà
noi corriamo sempre in una direzione
ma qual sia e che senso abbia chi lo sa
restano i sogni senza tempo
le impressioni di un momento
le luci nel buio
di case intraviste da un treno
siamo qualcosa che non resta
frasi vuote nella testa
e il cuore di simboli pieno."
La ballata degli annegati
Il fiume racconta leggende
mentre veloce va al mare
le narrano piano le onde
e i pioppi le stanno a ascoltare.
Non tutti le posson sentire
bisogna esser stanchi del mondo
gettarsi nell'acqua e morire
dormire per sempre sul fondo.
Ascolta !
Le sue parole d'amore
nell'acqua ora sono sincere
da quando tu dormi qua sotto hai sognato
che mai, mai lui ti ha lasciato.
Bisogna venirci di sera
con l'animo oppresso dal pianto
per sentire la nenia leggera
di un triste e di un lugubre canto.
Chi sei?
Il mio nome era Gianni
nuotavo a vent'anni appena
ma qui avrò sempre vent'anni.
E tu?
Mi prese una piena su a monte
non fui mai trovato.
E tu?
Da solo una sera
per me era peso il passato
e l'acqua sembrava leggera.
Riposa dimentica quello che è stato
il tempo laggiù s'è fermato
ormai tu non puoi che dormire e ascoltare
le storie del fiume che va verso il mare.
Il fiume racconta leggende
mentre veloce va al mare
le ascoltano gli annegati
e al vento le fanno cantare.
L'atomica cinese
Si è levata dai deserti in Mongolia occidentale
una nuvola di morte, una nuvola spettrale che va
che va
che va
Sopra i campi della Cina, sopra il tepio e la risaia
oltrepassa il Fiume Giallo, oltrepassa la muraglia e va
e va
e va
Sopra il bufalo che rumina, su una civiltà di secoli
sopra le bandiere rosse, sui ritratti dei profeti, sui ritratti dei signori
sopra le tombe impassibili degli antichi imperatori
Sta coprendo un continente, sta correndo verso il mare
copre il cielo fino al punto dove il cielo può arrivare e va
e va
e va
Sopra il volo delle anatre che precipitano in acqua
sopra i pesci che galleggiano e ricoprono la spiaggia e va
e va
e va
Alzan gli occhi i pescatori verso il cielo così livido
le onde sembra che si fermino, non si sente che il silenzio
e le reti sono piene di cadaveri d'argento
Poi le nuvole si rompono e la pioggia lenta cade
sopra i tetti delle case, sulle pietre delle strade
sopra gli alberi che muoiono, sopra i campi che si seccano
sopra i cuccioli degli uomini, sulle mandrie che la bevono
Sulle spiagge abbandonate una pioggia che è veleno
e che uccide lentamente, pioggia senza arcobaleno e va
e va
e va
L'avvelenata
Ma se io avessi previsto tutto questo,
dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
credete che per questi quattro soldi,
questa gloria da *******, avrei scritto canzoni?
Vabbe' lo ammetto che mi son sbagliato
e accetto il Crucifige e cosi sia.
Chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia,
il primo che ha studiato.
Mio padre in fondo aveva anche ragione
a dir che la pensione è davvero importante.
Mia madre non aveva poi sbagliato
a dir che un laureato conta più di un cantante.
Giovane ingenuo io ho perso la testa
sian stati i libri o il mio provincialismo
e un ***** in **** e accuse di arrivismo
dubbi di qualunquismo son quello che mi resta.
Voi critici, voi personaggi austeri
militanti severi chiedo scusa a vossia
però non ho mai detto che a canzoni
si fan rivoluzioni, si possa far poesia.
Io canto quando posso, come posso
quando ne ho voglia senza applausi o fischi
vendere o no non passa fra i miei rischi
non comprate i miei dischi e sputatemi addosso.
Secondo voi ma a me cosa mi frega
di assumermi la bega di star quassù a cantare.
Godo molto di più nell'ubriacarmi
oppure a masturbarmi o, al limite, a *******.
Se son d'umore nero allora scrivo
frugando dentro alle nostre miserie.
Di solito ho da far cose più serie
costruir su macerie o mantenermi vivo.
Io tutti, io niente, io *******, io ubriacone
io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista
io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale
negro, ebreo, comunista!
Io ******, io perché canto so imbarcare
Io falso, io vero, io genio, io cretino
io solo qui alle quattro del mattino
l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare.
Secondo voi ma chi me lo fa fare
di star ad ascoltare chiunque ha un tiramento.
Ovvio il medico dice : "sei depresso",
neppure dentro al cesso possiedo un mio momento.
Ed io che ho sempre detto che era un gioco
sapere usare o no di un certo metro.
Compagni il gioco si fa teso e tetro
comprate il mio didietro, io lo vendo per poco.
Colleghi cantautori, eletta schiera
che si vende alla sera per un po' di milioni.
Voi che siete capaci fate bene
aver le tasche piene e non solo i ********.
Che cosa posso dirvi? Andate e fate.
Tanto ci sarà sempre, lo sapete,
un musico fallito, un pio, un teorete,
un Bertoncelli e un prete a sparar cazzate
Ma se io avessi previsto tutto questo
dati causa e pretesto, forse farei lo stesso.
Mi piace far canzoni e bere vino
mi piace far casino e poi sono nato fesso.
E quindi tiro avanti e non mi svesto
dei panni che son solito portare
ho tante cose ancora da raccontare, per chi vuole ascoltare,
e a **** tutto il resto!
La Genesi
Una canzone molto più seria e più impegnata, oserei dire impegnatissima, una canzone che a me è stata inspirata -- a me succede poche volte -- però questa canzone mi è stata inspirata direttamente dall'alto. Ero lì nel mio candido lettino... e ho sentito una voce che diceva "Francesco", dico "soccia, ma chi è?"... dico "uh?", diceeeeee "svegliati sono il tuo Dio." e allora così, in questo modo sollecitato, ho pensato di fare un'opera musicale colossale e mettere in musica l'Antico Testamento. Per ora sono riuscito a fare soltanto la Genesi ... che è la vera storia della creazione del mondo.
Per capire la nostra storia
Bisogna farsi ad un tempo remoto.
C'era un vecchio con la barba bianca:
Lui, la sua barba, ed il resto era vuoto.
Voi capirete che in tale frangente
Quel vecchio solo lassù si annoiava.
Si aggiunga a questo che inspiegabilmente
Nessuno aveva la tivù inventata.
Beh, poco male, pensò il vecchio un giorno:
A questo affare ci penserò io.
Sembra impossibil ma in roba del genere,
Modestia a parte, ci so far da Dio.
Dixit. Ma poi toccò un filo scoperto,
Prese la scossa, ci fu un gran boato.
Come tivù non valeva un bel niente
Ma l'Universo era stato creato.
Come son bravo che a tempo perso
Ti ho creato l'Universo!
Non mi sembra per niente male.
Sono davvero un tipo geniale!
Zitto, Lucifero, non disturbare,
Non stare sempre qui a criticare!
Beh, sì, lo ammetto, sarà un po' buio,
Ma non dir più che non si vede un tubo!
Che sono parolacce che non sopporto! - disse il vecchio a Lucifero - E poi se c'è una cosa e un'altra che non posso sopportare sono i criticoni: fattelo te l'Universo se sei capace! Che me at dig un quel... disse il ve'... era di antica origine modenese da parte di madre il vecchio. Io parlo chiaro: pane al pane, vino al vino, anzi vin santo al vin santo. Sono buono e bravo ma se mi prendono i cinque secoli me at sbat a l'inferen com'è vero Dio!
Ma poi volando sull'acqua stagnante
E sopra i mari di quell'Universo,
Mentre pensava se stesso pensante
In mezzo a quel buio si sentì un po' perso.
Sbattè le gambe su un mucchio di ghiaia
Dopo una tragica caduta in mare.
Quando andò a sbattere sull'Himalaya
Il colpo gli fece persino un po' male.
Fece crollare anche un gran continente
Soltanto urtandolo un poco col piede.
Si consolò che non c'era ancor gente
E che non gli era venuto poi bene.
Ma quando il buio gli fece impressione
Disse, facendosi in viso un po' truce:
Diavol d'un angelo, avevi ragione.
Si chiami l'Enel, sia fatta la luce!
Commutatori, trasformatori,
Dighe idroelettriche e isolatori,
Turbine, dinamo e transistori
Per mille impianti di riflettori;
Albe ed aurore fin boreali,
Giorni e tramonti fin tropicali.
Fate mò bene che non bado a spese,
Tanto ho lo sconto alla fine del mese.
Te Lucifero non ti devi preoccupare come faccio io ad avere lo sconto alla fine del mese. Ma cosa vuol dire corruzione, una mano lava l'altra come si dice; vuoi che uno nella mia posizione non conosca nessuno, però intanto ragazzi andateci piano perché la bolletta la portano a me. M'avete lasciato accesa la luce al polo per sei mesi, sei mesi, no, sei mesi! Grazie che c'era freddo, i surgelati li debbo pur tenere da qualche parte. Adesso la tenete spenta sei mesi come ... e quei ragazzi lì, come si chiamano quei ragazzini che vanno in giro con quella cosa, aureola si chiama, no no, nom am pies menga, no no no ragazzi quelle cose li, io vi invento il peccato in superbia e vi frego tutti eh, adesso ve lo dico bisogna guadagnarsele... a parte il fatto che non mi adorate abbastanza, no no no Lucifero, è inutile che tu mi chiedi scusa: adorare significa non dovere mai dire mi dispiace!
Voi, ecco, io vi do ogni dieci atti di adorazione ...vi do un buono, ogni dieci buoni voi mandate la cartolina che il 6 di gennaio ci ho poi tutta un'altra idea in testa ... facciamo Aureolissima che è una festa bella. Piuttosto Lucifero, non sgamare... vieni qua ragazzo, com'è mi hanno detto che hai stampato un libro "Il Libretto Rosso dei Pensieri di..." oh bella roba il libretto rosso dei pensieri di Lucifero. Ragazzi mi piace... ma cosa vuol dire di sinistra, di sinistra... non sono socialdemocratico anch'io? avanti al centro contro gli opposti estremismi! ...eh ma, ...no no no, non ci siamo mica qua, se c'è uno che può pensare anzitutto sono io ... e non tirare in mica ballo mio figlio -- quel capellone -- con tutti i sacrifici che ho fatto, per me lui lì finisce male ah me, me a tal deg ... finisce male. Attento che te e lui, io ho delle soluzioni per voi che non vi piaceranno, per Dio, e non guardarmi male che qui dentro "per Dio" lo dico come e quando mi pare!
Ma fatta la luce ci vide più chiaro:
Là nello spazio girava una palla.
Restò pensoso, e gli parve un po' strano;
Ma scosse il capo: chi non fa non falla.
Rise Lucifero stringendo l'occhio
Quando lui e gli angeli furon da soli.
"Guarda che roba! Si vede che è vecchio:
L'ha fatto tutto schiacciato sui poli!"
Per riempire 'sto bell'ambiente
Voglio metterci tante piante.
Forza, Lucifero, datti da fare:
Ordina semi, concime e trattore.
Voglio un giardino senza uguali,
Voglio riempirlo con degli animali!
Ma cosa fa 'sto cane che ho appena creato?
Boia d'un Giuda! M'ha morsicato!
Piuttosto fallo vedere da un veterinario che non vorrei aver creato anche la rabbia, gia così ...cos'è che non ho creato? Lo sapevo: l'uomo non ho creato! Grazie, mi fate sempre fare tutto a me, mi tocca sempre fare! Qua se non ci sono io che penso a tutto.. va beh nessuno è perfetto, sì lo so che sono l'Essere Perfettissimo Creatore e Signore. Grazie! adesso ti trasformo in serpente così impari, striscia mò lì! viuscia via!
E portarono al vecchio quello che c'era rimasto ... c'era un po' di formaggio e due scatolette di Simmenthal, cioè lui li mise assieme e...
Prese un poco di argilla rossa,
Fece la carne, fece le ossa,
Ci sputò sopra, ci fu un gran tuono,
Ed è in quel modo che è nato l'uomo.
Era un venerdì 13 dell'anno zero del Paradiso.
La locomotiva
Non so che viso avesse, neppure come si chiamava
con che voce parlasse, con quale voce poi cantava
quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli
ma nella fantasia ho l'immagine sua,
gli eroi sono tutti giovani e belli
gli eroi sono tutti giovani e belli
gli eroi sono tutti giovani e belli.
Conosco invece l'epoca dei fatti, qual'era il suo mestiere:
i primi anni del secolo, macchinista, ferroviere
I tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti
sembrava il treno anch'esso un mito di progresso,
lanciato sopra i continenti
lanciato sopra i continenti
lanciato sopra i continenti.
E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano
che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano
ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite
sembrava avesse dentro un potere tremendo,
la stessa forza della dinamite
la stessa forza della dinamite
la stessa forza della dinamite.
Ma un'altra grande forza spiegava allora le sue ali
parole che dicevano: "gli uomini sono tutti uguali"
e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via
la bomba proletaria, ed illuminava l'aria
la fiaccola dell'anarchia
la fiaccola dell'anarchia
la fiaccola dell'anarchia.
Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione
un treno di lusso, lontana destinazione
vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori
pensava al magro giorno della sua gente attorno,
pensava un treno pieno di signori
pensava un treno pieno di signori
pensava un treno pieno di signori.
Non so che cosa accadde, perché prese la decisione
forse una rabbia antica, generazioni senza nome
che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore
dimenticò pietà, scordò la sua bontà,
la bomba sua la macchina a vapore
la bomba sua la macchina a vapore
la bomba sua la macchina a vapore.
E sul binario stava la locomotiva
la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva
sembrava un giovane puledro che appena liberato il freno
mordesse la rotaia con muscoli d'acciaio,
con forza cieca di baleno
con forza cieca di baleno
con forza cieca di baleno.
E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo
pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto
salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura
e prima di pensare a quel che stava a fare,
il mostro divorava la pianura
il mostro divorava la pianura
il mostro divorava la pianura.
Correva l'altro treno ignaro, quasi senza fretta
nessuno immaginava di andare verso la vendetta
ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno:
notizia di emergenza, agite con urgenza,
un pazzo si è lanciato contro il treno
un pazzo si è lanciato contro il treno
un pazzo si è lanciato contro il treno.
Ma corre corre corre corre la locomotiva
e sibila il vapore, sembra quasi cosa viva
e sembra dire ai contadini curvi, quel fischio che si spande in aria
fratello non temere che corro al mio dovere
trionfi la giustizia proletaria
trionfi la giustizia proletaria
trionfi la giustizia proletaria.
E corre corre corre corre sempre più forte
e corre corre corre corre verso la morte
e niente ormai può trattenere l'immensa forza distruttrice
aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto
della grande consolatrice
della grande consolatrice
della grande consolatrice.
La storia ci racconta come finì la corsa
la macchina deviata lungo una linea morta
con l'ultimo suo grido di animale la macchina eruttò lapilli e lava
esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo
lo raccolsero che ancora respirava
lo raccolsero che ancora respirava
lo raccolsero che ancora respirava.
Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore
mentre fa correr via la macchina a vapore
e che ci giunga un giorno ancora la notizia
di una locomotiva come una cosa viva,
lanciata a bomba contro l'ingiustizia
lanciata a bomba contro l'ingiustizia
lanciata a bomba contro l'ingiustizia.
Le cinque anatre
Cinque anatre volano a sud
molto prima del tempo l'inverno è arrivato
cinque anatre in volo vedrai contro il sole velato
contro il sole velato
Nessun rumore sulla taigà
solo un lampo un istante ed un morso crudele
quattro anatre in volo vedrai ed una preda cadere
ed una preda cadere
Quattro anatre volano a sud
quanto dista la terra che le nutriva
quanto la terra che le nutrirà e l'inverno già arriva
e l'inverno già arriva
Il giorno sembra non finire mai
bianca fischia ed acceca nel vento la neve
solo tre anatre in volo vedrai e con un volo ormai greve
e con un volo ormai greve
A cosa pensan nessuno lo saprà
nulla pensan l'inverno e la grande pianura
e a nulla il gelo che il suolo spaccherà con un gridare che dura
con un gridare che dura
E il branco vola, vola verso sud
nulla esiste più attorno se non sonno e fame
solo due anatre in volo vedrai verso il sud che ora appare
verso il sud che ora appare
Cinque anatre andavano a sud
forse una soltanto vedremo arrivare
ma quel suo volo certo vuole dire che bisognava volare
che bisognava volare
che bisognava volare
che bisognava volare
Le piogge d'aprile
Ma dove sono andate quelle piogge d'aprile
che in mezz'ora lavavano un'anima o una strada
e lucidavano in fretta un pensiero o un cortile
bucando la terra dura e nuova come una spada,
ma dove quelle piogge di primavera
quando dormivi supina, e se ti svegliavo ridevi,
poi piano facevi ridere anche me
con i tuoi giochi lievi.
Ma dove quelle estati senza fine,
senza sapere la parola nostalgia,
solo colore verde di ramarri e bambine
e in bocca lo schioccare secco di epifania,
ma dove quelle stagioni smisurate
quando ogni giorno figurava gli anni a venire
e dove ogni autunno quando finiva l'estate
trovavi la voglia precisa di ripartire.
Che ci farai ora di questi giorni che canti
dei dubbi quasi doverosi che ti sono sorti
dei momenti svuotati, ombre pressanti
di noi rimorti,
che ci potrai fare di quelle energie finite,
di tutte quelle frasi storiche da dopocena;
consumato per sempre il tempo di sole e ferite,
basta vivere appena,
basta vivere appena.
Ed ora viviamo in questa stagione di mezzo,
spaccata e offesa da giorni agonizzanti e disperati,
lungo i quali anche i migliori si danno un prezzo
e ti si seccano attorno i vecchi amori sciagurati,
dove senza più storia giriamo il mondo
ricercando soltanto un momento sincero
col desiderio inconscio di arrivare più in fondo
per essere più vero.
Ma dove sono andate quelle piogge d'aprile?
Io qui le aspetto come uno schiaffo improvviso
come un gesto, un urlo o un umore sottile
fino ad esserne intriso,
io chiedo che cadano ancora sul mio orizzonte
angusto e avaro di queste voglie corsare,
per darmi un'occasione ladra, un infinito, un
ponte, per ricominciare.
Libera nos domine
Da morte nera e secca
da morte innaturale
da morte prematura
da morte industriale
Per mano poliziotta
di pazzo generale
diossina o colorante
da incidente stradale
Dalle palle vaganti
di ogni tipo e ideale
da tutti questi insieme
e da ogni altro male
libera, libera, libera, libera nos domine
Da tutti tutti gli imbecilli
di ogni razza e colore
dai sacri sanfedisti
e da quel loro odore
Dai pazzi giacobini
e dal loro bruciore
da visionari e martiri
dell'odio e del terrore
Da chi ti paradisa
dicendo "è per amore"
dai mannequin che ti urlano
"o con noi o traditore"
libera, libera, libera, libera nos domine
Dai poveri di spirito
e dagli intolleranti
da falsi intellettuali
giornalisti ignoranti
Da eroi, navigatori,
profeti, vati, santi
dai sicuri di se
presuntuosi e arroganti
Dal cinismo di molti
dalle voglie di tanti
dall'egoismo sdrucciolo
che abbiamo tutti quanti
libera, libera, libera, libera nos domine
Da te, dalle tue immagini
e dalla tua paura
dai preti di ogni credo
da ogni loro impostura
Da inferni inferni e paradisi
da una vita futura
da utopie per lenire
questa morte sicure
Da crociati e crociate
da ogni sacra scrittura
da fedeli invasati
di ogni tipo e natura
libera, libera, libera, libera nos domine
libera, libera, libera, libera nos domine
L'orizzonte di K.D.
K.D. si svegliò quel mattino
e guardò le cose accanto a lei
gli occhi ancor velati
dalle briciole dei sogni
mentre il sonno scompariva accanto a lei
lentamente,
il sonno scompariva accanto a lei.
K.D. si affacciò alla finestra
vide il mondo solito ad di là
svaniva il suo orizzonte
sulla ruggine del ponte
dove il fiume scompariva
e la città finiva,
dove il fiume scompariva.
K.D. non seppe mai dire
che sensazione la prese
sentì il suo corpo svanire
le mani e le braccia rapprese.
Pianse qualcuno lontano
che forse non conosceva
ed il suo pianto pian piano
quell'orizzonte scioglieva.
Ma poi sorrise sorpresa
di quella stupida ebbrezza
il suo orizzonte
tornato reale
le dava la solita sua sicurezza,
solita sua sicurezza
Quando anche noi qualche volta
ci sentiam tristi per niente
forse c'è K.D.
che piange lontano
fantasma che in noi ci accompagna
per sempre,
che ci accompagna per sempre.
Piccola storia ignobile
Ma che piccola storia ignobile che mi tocca raccontare
così solita e banale come tante
che non merita nemmeno due colonne su un giornale
o una musica, o parole un po' rimate
che non merita nemmeno l'attenzione della gente
quante cose più importanti hanno da fare
se tu te la sei voluta a loro non importa niente
te l'avevan detto che finivi male.
Ma se tuo padre sapesse qual è stata la tua colpa
rimarrebbe sopraffatto dal dolore
uno che poteva dire: "Guardo tutti a testa alta"
immaginasse appena il disonore
lui, che quando tu sei nata mise via quella bottiglia
per aprirla il giorno del tuo matrimonio
ti sognava laureata, era fiero di sua figlia
se solo immaginasse la vergogna
se solo immaginasse la vergogna
se solo immaginasse la vergogna.
E pensare a quel che ha fatto per la tua educazione
buone scuole, e poca e giusta compagnia
allevata nei valori di famiglia e religione
di ubbidienza, castità, e di cortesia
dimmi allora quel che hai fatto chi te l'ha mai messo in testa
o dimmi dove e quando l'hai imparato
che non hai mai visto in casa una cosa men che onesta
e di certe cose non si è mai parlato
e di certe cose non si è mai parlato
e di certe cose non si è mai parlato.
E tua madre, che da madre qualche cosa l'ha intuita
e sa leggere da madre ogni tuo sguardo
devi chiederle perdono, dire che ti sei pentita
che hai capito, che disprezzi quel tuo sbaglio
però come farai a dirle che nessuno ti ha costretta
o dirle che provavi anche piacere
questo non potrà capirlo, perché lei, da donna onesta
l'ha fatto quasi sempre per dovere
l'ha fatto quasi sempre per dovere
l'ha fatto quasi sempre per dovere.
E di lui non dire male, sei anche stata fortunata
in questi casi, sai, lo fanno in molti
sì, lo so, quando lo hai detto, come si usa ti ha lasciata
ma ti ha trovato l'indirizzo e i soldi
poi ha ragione, non potevi dimostrare che era suo
e poi non sei neanche minorenne
ed allora questo sbaglio è stato proprio tutto tuo
noi non siamo perseguibili per legge
noi non siamo perseguibili per legge
noi non siamo perseguibili per legge.
E così ti sei trovata come a un tavolo di marmo
desiderando quasi di morire
presa come un animale macellato stavi urlando
ma quasi l'urlo non sapeva uscire
e così ti sei trovata fra paure e fra rimorsi
davvero sola fra le mani altrui
e pensavi nel sentire nella carne tua quei morsi
di tuo padre, di tua madre e anche di lui
di tuo padre, di tua madre e anche di lui
di tuo padre, di tua madre e anche di lui.
Ma che piccola storia ignobile sei venuta a raccontarmi
non vedo proprio cosa posso fare
dirti qualche frase usata per provare a consolarti
o dirti: "è fatta ormai, non ci pensare"
è una cosa che non serve a una canzone di successo
non vale due colonne sul giornale
se tu te la sei voluta cosa vuoi mai farci adesso
e i politici han ben altro a cui pensare
e i politici han ben altro a cui pensare
e i politici han ben altro a cui pensare.
Primavera di Praga
Di antichi fasti la piazza vestita
grigia guardava la nuova sua vita
come ogni giorno la notte arrivava
frasi consuete sui muri di Praga
Ma poi la piazza fermò la sua vita
e breve ebbe un grido la folla smarrita
quando la fiamma violenta ed atroce
spezzò gridando ogni suono di voce
Son come falchi quei carri appostati
e corron parole sui visi arrossati
corre il dolore bruciando ogni strada
e lancia grida ogni muro di Praga
Quando la piazza fermò la sua vita
sudava sangue la folla ferita
quando la fiamma col suo fumo nero
lasciò la terra e si alzò verso il cielo
Quando ciascuno ebbe tinta la mano
quando quel fumo si sparse lontano
Janus ancora sul rogo bruciavo
all'orizzonte del cielo di Praga
Dimmi, chi sono quegli uomini lenti
coi pugni stretti e con l'odio fra denti
Dimmi, chi sono quegli uomini stanchi
di chinare la testa e di andare avanti
Dimmi chi era che il corpo portava
la città intera che lo accompagnava
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga
Dimmi chi era che il corpo portava
la città intera che lo accompagnava
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga
una speranza nel cielo di Praga
una speranza nel cielo di Praga
Signora Bovary
Ma che cosa c'è in fondo a quest'oggi
di mezza festa e di quasi male,
di coppie che passano sfilacciate
come garze stese contro il secco cielo autunnale,
di gente che si frantuma in un fiato
senza soffrire, senza capire
tra addormentarsi e morire.
Ma che cosa c'è in fondo a questa notte,
quando l'ora del lupo guaisce
e il nuovo giorno non arriva mai
e il buio è un fischio lontano che non finisce;
di minuti lunghi come il sudore
di ore che tagliano come falci
e i tuoi pensieri solo un cane in chiesa
che tutti prendono a calci.
Ma cosa c'è, cosa c'è...
atrii a piastrelle di stazioni secondarie,
strade più strade di avventure solitarie,
clown della notte,
valigie vuote,
piene di trucchi per tragedie immaginarie...
telecomandi per i quotidiani inferni,
battute argute di architetti postmoderni,
amanti andate,
piaceri a rate,
pallottolieri per contare estati e inverni.
Ma cosa c'è proprio in fondo in fondo,
quando bene o male faremo due conti,
e i giorni goccioleranno come i rubinetti nel buio
e diremo "...un momento... aspetti..." per non essere mai pronti;
signora Bovary, coraggio pure,
tra gli assassini e gli avventurieri...
in fondo a quest'oggi c'è ancora la notte,
in fondo alla notte c'è ancora, c'è ancora...
Vedi cara
Vedi cara
è difficile spiegare,
è difficile parlare
dei fantasmi di una mente.
Vedi cara
tutto quel che posso dire
è che cambio un po' ogni giorno
e che sono differente.
Vedi cara
certe volte sono in cielo
come un aquilone al vento
che poi a terra ricadrà.
Vedi cara
è difficile spiegare,
è difficile capire
se non hai capito già.
Vedi cara
certe crisi son soltanto
segni di un qualcosa dentro
che sta urlando per uscire.
Vedi cara
certi giorni sono un anno
certe frasi sono un niente
che non serve più capire.
Vedi cara
le stagioni ed i sorrisi
son denari che van spesi
con dovuta proprietà.
Vedi cara
è difficile spiegare,
è difficile capire
se non hai capito già.
Non capisci
quando cerco in una sera
un mistero di atmosfera
che è difficile afferrare.
Quando rido
senza muovere il mio viso
quando piango senza un grido
quando invece vorrei urlare.
Quando sogno
dietro a frasi di canzoni,
dietro a libri e ad aquiloni
dietro a ciò che non sarà.
Vedi cara
è difficile spiegare,
è difficile capire
se non hai capito già.
Non rimpiango
tutto quello che mi hai dato
che son io che l'ho creato
e potrei rifarlo ora.
Anche se
tutto il mio tempo con te
non dimentico perché
questo tempo dura ancora.
Non cercare
in un viso la ragione,
in un nome la passione
che lontano ora mi fa.
Vedi cara
è difficile spiegare,
è difficile capire
se non hai capito già.
Tu sei molto
anche non sei abbastanza
e non vedi la distanza
che è fra i miei pensieri e i tuoi.
Tu sei tutto
ma quel tutto è ancora poco
tu sei paga del tuo gioco
ed hai gia quello che vuoi.
Io cerco ancora
e così non spaventarti
quando senti allontanarmi
fugge il sogno, io resto qua.
Sii contenta
della parte che tu hai
ti do quello che mi dai
di chi è la colpa non si sa.
Cerca dentro
per capir quello che sento
per sentir che ciò che cerco
non è il nuovo, libertà.
Vedi cara
è difficile spiegare,
è difficile capire
se non hai capito già.
Venezia
Venezia che muore,
Venezia affacciata sul mare,
la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi
Venezia la vende ai turisti,
che cercano in mezzo alla gente l'Europa o l'Oriente
che guardano alzarsi alla sera il fumo - o la rabbia - di Porto
Marghera.
Stefania era bella,
Stefania non stava mai male
ma è morta di parto gridando
in un letto sudato di un grande ospedale
Aveva vent'anni, un marito, e l'anello nel dito
mi han detto confusi i parenti che quasi il respiro
inciampava nei denti.
Venezia è una albergo,
San Marco è senz'altro anche il nome di una pizzeria,
la gondola costa, la gondola è solo un bel giro di giostra.
Stefania d'estate
giocava con me nelle vuote domeniche d'ozio.
Mia madre parlava,
sua madre vendeva Venezia in negozio.
Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi comperare
Però non ti puoi risvegliare con l'acqua alla gola,
e un umore al livello del mare
Il Doge ha cambiato di casa, e per mille finestre
C'è solo il vagito di un bimbo che è nato, c'è solo
La sirena di Mestre
Stefania affondando,
Stefania ha lasciato qualcosa
Novella Duemila e una rosa sul suo comodino.
Stefania ha lasciato un bambino.
Non so se ai parenti gli ha fatto davvero del male,
vederla morire ammazzata,
morire da sola in un grande ospedale.
Venezia è un imbroglio
che riempie la testa soltanto di fatalità
del resto del mondo non sai più una ****,
Venezia è la gente che se ne frega.
Stefania, un bambino,
comprare o smerciare Venezia sarà il suo destino
può darsi che un giorno saremo contenti
di esserne solo lontani parenti.
Nostra Signora dell'ipocrisia
Alla fine della baldoria
c'era nell'aria un silenzio strano,
Qualcuno ragliava con meno boria
e qualcun altro grugniva piano;
alle sfilate degli stilisti
si trasgrediva con meno allegria
ed in quei visi sazi e stravisti
pulsava un ombra di malattia.
Un artigiano di scoop forzati
scrisse che Weimar già si scorgeva
e fra biscotti sponsorizzati
videro un anchorman che piangeva.
E poi la nebbia discese a banchi
ed il barometro segnò tempesta,
ci risvegliammo più vecchi e stanchi,
amaro in bocca, cerchio alla testa.
Il mercoledì delle Ceneri
ci confesarono bene o male
che la festa era ormai finita
ormai lontano il carnevale
e proclamarono penitenza
e in giro andarono col cilicio
ruttando austeri:"Ci vuol pazienza!
Siempre adelante ma con juicio!"
E fecero voti con faccia scaltra
a Nostra Signora dell'ipocrisia
perché una mano lavasse l'altra,
tutti colpevoli e così sia,
e minacciosi ed un po' pregando
incenso sparsero al loro Dio
sempre accusando, sempre cercando
il responsabile, non certo io.
La domenica di Mezza Quaresima
fu processione di etere di Stato
dai puttanieri a diversi pollici
dai furbi del chi ha dato ha dato
ed echeggiarono tutte le sere,
come rintocchi schioccanti a morto,
amen, mea culpa e miserere
ma neanche un cane che sia risorto
e i cavalieri di tigri a ore
e i trombettieri senza ritegno
inamidarono un nuovo pudore
misero a lucido un nuovo sdegno;
si andò alle prime con casto lusso
e i quiz pagarono buoni milioni
e in pubblico si linciò il riflusso
per farci ridiventare buoni.
Così domenica dopo domenica
fu una stagione davvero cupa
quel lungo mese della quaresima,
rise la iena, ululò la lupa,
stelle comete ed altri prodigi
facilitarono le conversioni,
mulini bianchi tornaron grigi
candidi agnelli certi ex-leoni.
Soltanto i pochi che si incazzarono
dissero che era l'usato passo
fatto dai soliti che ci marciavano
per poi rimetterlo sempre là, in basso.
Poi tutto tacque, vinse ragione,
si placò il cielo, si posò il mare,
solo qualcuno in resurrezione,
piano, in silenzio, tornò a pensare.
Ophelia
Quando la sera colora di stanco
dorato tramonto le torri di guardia
la piccola Ophelia vestita di bianco
va incontro alla notte dolcissima e scalza
Nelle sue mani ghirlande di fiori
e nei suoi capelli riflessi di sogni,
nei suoi pensieri mille colori
di vita e di morte, di veglia e di sonno.
Ophelia, che cosa senti quando la voce dagli spalti
ti annuncia che è l'ora già e il giorno piano muore
Ophelia che vedi dentro al verde dell'acqua del fossato
nei guizzi che la trota fa cambiando di colore
Perché hai indossato la veste più pura,
perché hai disciolto i tuoi biondi capelli?
Corri allo sposo, hai forse paura
che li trovasse non lunghi, non belli?
Quali parole son sulle tue labbra,
chi fu il poeta o quale poesia?
Lo sa il falcone nei suoi larghi cerchi
o lo sa sol la tua dolce pazzia?
Ophelia, la seta e le ombre nere ti avvolgono leggere
ma dormi ormai e sentirai cadenze di liuto
Ophelia non puoi sapere quante vicende ha visto il mondo
ma forse sai e lo dirai con magiche parole
Ophelia le tue parole al vento si perdono nel tempo
ma chi vorra le troverà in tintinnii corrosi
Ophelia, lalalalalalala.....
Il sociale e l'antisociale
Sono un tipo antisociale
non m'importa mai di niente
non m'importa dei giudizi della gente
Odio in modo naturale
ogni ipocrisia morale
odio guerre ed armamenti in generale
Odio il gusto del retorico
il miracolo economico
il valore permanente e duraturo
Radio a premi caroselli
tivù cine radio rallies
frigo ed auto non c'è Ford nel mio futuro
E voi bimbe sognatrici
della vita delle attrici
attenzione da me state alla lontana
Non mi piace esser per bene
far la faccia che conviene
poi alla fine sono sempre senza grana
Odio la vita moderna
fatta a scandali e cambiali
i rumori gli impegnati intellettuali
Odio i fusti carrozzati
dalle spider incantati
coi vestiti, le camicie tutti uguali
Che non sanno che parlare
di automobili e di moda
di avventure estive fatte ai monti e al mare
Vuoti e pieni di sussiego
se il vestito non fa un piego
mentre io mi metto quello che mi pare
sono senza patrimonio
sono contro il matrimonio
non ho quello che si dice un posto al sole
Non mi piaccion le gran dame
preferisco le mondane
perché ad essere sincere son le sole
Non mi piace l'avvocato
il borghese l'arrivato
odio il bravo e onesto padre di famiglia
quasi sempre preoccupato
di vedermi sistemato
se mi metto a far l'amore con sua figlia
Sono un tipo antisociale
non ho voglia di far niente
sulle scatole mi sta tutta la gente
In un'isola deserta
voglio andare ad abitare
e nessuno mi potrà più disturbare
e nessuno mi potrà più disturbare
e nessuno mi potrà più disturbare
***
Non amo viver con tutta la gente
mi piace solo la gente bene
come si dice comunemente
bene si nasce non si diviene
c'è chi nasce per le scienze o per le arti
io son nato solamente per i parti
lalala...
Amo oltremodo parlare male
fare il maiale con le ragazze
la pasqua vado in confessionale
e tutte quante per me vanno pazze
Perché fra i bene poi non conta l'astinenza
basta ci sia soltanto l'apparenza
lalala...
Quindi non curo la mia intelligenza
la gente bene con questo non lega
ma alle canaste di beneficenza
so sempre tutto sull'ultimo strega
l'intelligenza c'è sol coi milioni
e ammiro i film di Monica e Antognoni
lalala...
Sono elegante ed è inutile dire
che le mie vesti son sempre curate
perché senz'altro è importante vestire
perché è la tonaca che fa il frate
In fondo poi due cose hanno importanza
e sono il conto in banca e l'eleganza
lalala...
Andiamo matti per cotte alle feste
amo oltremodo le donne mondane
non fraintendetemi non parlo di quelle
stan con la gente più in basso, sta male
non ho rapporti con i proletari
soltanto a tarda notte lungo i viali
lalala...
lalalala
Ma non trascuro la scienza umanista
e si può dire che sono impegnato
anzi alle volte sono comunista
ma non mi sono sempre interessato
la lotta delle classi sol mi va
per far bella figura in società
lalala...
Non si può dire che sia clericale
come boccaccia ma ho ridda dei frati
ma ossequio sempre lo zio cardinale
e vado a messa nei dì comandati
Il mio credo vi dico brevemente
pensare ciò che può dire la gente
lalala...
lalalala
La gente bene è la mia vera patria
la gente bene è il mio unico dio
l'unica cosa che ho sempre sognato
la sola cosa che voglio io
Solo essere un bene sempre ed ora
e tutto il resto vada alla malora
lalala...