Domanda:
Francesco Guccini?
jabawn
2008-01-26 01:38:52 UTC
Buon giorno a tutti,
volevo chiedere se potevate dirmi i titoli delle migliori canzoni di Francesco Guccini...
grazie mille
Quattro risposte:
Stefano
2008-01-26 01:45:10 UTC
1. Amerigo

2. Auschwitz

3. Bisanzio

4. Canzone dei dodici mesi

5. Canzone della bambina portoghese

6. Canzone delle domande consuete

7. Canzone di notte

8. Canzone di notte n. 2

9. Canzone di notte n. 3

10. Canzone per un'amica

11. Canzone quasi d'amore

12. Culodritto

13. Dio è morto

14. Emilia

15. Eskimo

16. Il vecchio e il bambino

17. Incontro

18. La ballata degli annegati

19. L'atomica cinese

20. L'avvelenata

21. La Genesi

22. La locomotiva

23. Cinque anatre

24. Le piogge d'aprile

25. Libera nos domine

26. L'orizzonte di K.D.

27. Piccola storia ignobile

28. Primavera di Praga

29. Signora Bovary

30. Vedi cara

31. Venezia

32. Nostra Signora dell'ipocrisia

33. Ophelia

34. Il sociale e l'antisociale





(Grazie all'anonimo autore delle trascrizioni, dal newsgroup soc.culture.italian.)

Amerigo







Probabilmente uscì chiudendo dietro a se la porta verde,

Qualcuno si era alzato a preparargli in fretta un caffè d'orzo

Non so se si girò, non era il tipo d'uomo che si perde

In nostalgie da ricchi, e andò per la sua strada senza sforzo



Quand'io l'ho conosciuto, o inizio a ricordarlo, era già vecchio

O così a me sembrava, ma allora non andavo ancora a scuola

Colpiva il cranio raso e un misterioso e strano suo apparecchio

Un cinto d'ernia che sembrava una fondina per la pistola

Ma quel mattino aveva il viso dei vent'anni senza rughe

E rabbia ed avventura e ancora vaghe idee di socialismo

Parole dure al padre e dietro tradizione di fame e fughe

E per il suo lavoro, quello che schianta e uccide il fatalismo

Ma quel mattino aveva quel sentimento nuovo per casa e madre

E per scacciarlo aveva in corpo il primo vino d'una cantina

E già sentiva in faccia l'odore d'olio e mare che fa Le Havre

E già sentiva in bocca l'odore della polvere della mina



L'America era allora, per me e i GI di Roosvelt, la quinta armata

L'America era Atlantide, l'America era il cuore, era il destino

L'America era Life, sorrisi e denti bianchi su patinata

L'America era il mondo sognante e misterioso di paperino



L'America era allora per me provincia dolce, mondo di pace

Perduto un paradiso, malinconia sottile, nevrosi lenta

E Gunga-Din e Ringo, gli eroi di Casablanca e di Fort Apache

Un sogno lungo il suono continuo ed ossessivo che fà il Limentra (Tronto)

Non sò come la vide quando la nave offrì New York vicino

Dei grattacieli il bosco, città di feci e strade, urla, castello!

E Pavana (Ascoli) un ricordo lasciata tra i castagni dell'Appennino

L'inglese un suono strano che lo feriva al cuore come un coltello

E fu lavoro e sangue, e fu fatica eguale mattino e sera

Per anni la prigione, di birra e di *******, di giorni duri,

Di negri ed irlandesi, polacchi ed italiani, nella miniera

Sudore d'antracite, in Pennsylvania, Arkansas, Texas, Missouri



Tornò come fan molti, due soldi e giovinezza ormai finita

L'America era un angolo, l'America era un'ombra, nebbia sottile

L'America era un'ernia, un gioco di quei tanti che fà la vita

E dire boss per capo, e ton per tonnellata, rifle per fucile.



Quand'io l'ho conosciuto, o inizio a ricordarlo, era già vecchio

Sprezzante con i giovani, gli scivolavo accanto senza afferrarlo

E non capivo che quell'uomo era il mio volto, era il mio specchio

Finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo

Finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo

Finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo



Auschwitz





Son morto ch'ero bambino

son morto con altri cento

passato per un camino

e ora sono nel vento



Ad Auschwitz c'era la neve

il fumo saliva lento

nei campi tante persone

che ora sono nel vento



Nei campi tante persone

ma un solo grande silenzio

che strano non ho imparato

a sorridere qui nel vento



Io chiedo come può un uomo

uccidere un suo fratello

eppure siamo a milioni

in polvere qui nel vento.



Ancora tuona il cannone

ancora non è contenta

di sangue la bestia umana

e ancora ci porta il vento.



Io chiedo quando sarà

che un uomo potrà imparare

a vivere senza ammazzare

e il vento si poserà.



Bisanzio





Anche per questa sera

la luna è sorta

affogata in un colore

troppo rosso e vago.



Vespero non si vede,

si è offuscata,

la punta dello stilo

si è spezzata.

Che oroscopo sai trarre questa sera, Mago?



Io Filemazio,

protomedico matematico astronomo,

forse saggio.

Ridotto come un cieco

a brancicare attorno,

non ho la conoscenza, od il coraggio

per fare quest'oroscopo,

per divinar responso,

e resto qui ad aspettare che ritorni giorno

e devo dire, devo dire,

che sono forse troppo vecchio per capire

che ho perso la mia mente

in chissà quale abuso, od ozio,

ma stan mutando gli astri

nelle notti d'equinozio.



O forse io, forse io,

ho sottovalutato questo nuovo dio,

ma vedo in me e nei segni

che qualcosa sta cambiando,

ma è un debole presagio

che non dice come e quando...



Me ne andavo l'altra sera

quasi inconsciamente

giù al porto Bosphoreion

là dove si perde

la terra dentro al mare

fino quasi al niente

e poi ritorna terra

ma non è più occidente.

Che importa a questo mare

se essere azzurro o verde?



Sentivo i canti osceni

degli avvinazzati

di gente dallo sguardo avviluppato e vuoto

ippodromo bordello, e nordici soldati

Romani e Greci urlate,

dove siete andati...

Sentivo bestemmiare in Alamanno e in Goto...



Città assurda, città strana...

Di quest'imperatore sposo di *******,

di plebi smisurate, labirinti ed empietà

di barbari che forse sanno già la verità.

Di filosofi, e di etere,

sospesa tra due mondi, e tra due ere

Fortuna e età han deciso

per un giorno non lontano,

ma il fato chiederebbe

che scegliesse la mia mano, ma...



Bisanzio è forse solo un simbolo insondabile

crudele e ambiguo, come questa vita

Bisanzio è un mondo che non mi è consueto

Bisanzio è un sogno che si fa incompleto.



Forse Bisanzio non è mai esistita

e ora è giorno, e un'altra notte è andata

Lucifero è già sorta, e si alza un po' di vento

è freddo sulla torre, o è l'età mia malata

confondo vita e morte, non so chi è passata

mi copro con la testa il capo e più non sento,



e mi addormento

mi addormento

mi addormento.



Canzone dei dodici mesi





Viene Gennaio silenzioso e lieve

un fiume addormentato

fra le cui rive giace come neve

il mio corpo malato

il mio corpo malato



Sono distese lungo la pianura

bianche file di campi

son come amanti dopo l'avventura

neri alberi stanchi

neri alberi stanchi



Viene Febbraio, e il mondo è a capo chino

ma nei convitti e in piazza

lascia i dolori e vesti da Arlecchino

il carnevale impazza

il carnevale impazza



L'inverno è lungo ancora, ma nel cuore

appare la speranza

nei primi giorni di malato sole

la primavera danza

la primavera danza



Cantando Marzo porta le sue piogge

la nebbia squarcia il velo

porta la neve sciolta nelle rogge

il riso del disgelo

il riso del disgelo



Riempi il bicchiere, e con l'inverno butta

la penitenza vana

l'ala del tempo batte troppo in fretta

la guardi, è già lontana

la guardi, è già lontana



O giorni, o mesi, che

andate sempre via;

sempre simile a voi

è questa vita mia;

diverso tutti gli anni

e tutti gli anni uguale,

la mano di tarocchi

che non sai mai giocare.



Con giorni lunghi al sonno dedicati

il dolce Aprile viene

quali segreti scoprì in te il poeta

che ti chiamò crudele

che ti chiamò crudele



Ma nei tuoi giorni è bello addormentarsi

dopo fatto l'amore

come la terra dorme nella notte

dopo un giorno di sole

dopo un giorno di sole



Ben venga Maggio e il gonfalone amico

ben venga primavera

il nuovo amore getti via l'antico

nell'ombra della sera

nell'ombra della sera



ben venga Maggio, ben venga la rosa

che è dei poeti il fiore

mentre la canto con la mia chitarra

brindo a Cenne e a Folgore

brindo a Cenne e a Folgore



Giugno, che sei maturità dell'anno

di te ringrazio Dio

in un tuo giorno, sotto al sole caldo

ci sono nato io

ci sono nato io;



E con le messi che hai fra le tue mani

ci porti il tuo tesoro

con le tue spighe doni all'uomo il pane

alle femmine l'oro

alle femmine l'oro



O giorni, o mesi, che

andate sempre via;

sempre simile a voi

è questa vita mia;

diverso tutti gli anni

e tutti gli anni uguale,

la mano di tarocchi

che non sai mai giocare.



Con giorni lunghi di colori chiari

ecco Luglio il leone

riposa e bevi, e il mondo attorno appare

come in una visione

come in una visione



Non si lavora Agosto, nelle stanche

tue lunghe oziose ore

mai come adesso è bello inebriarsi

di vino e di calore

di vino e di calore



Settembre è il mese del ripensamento

sugli anni e sull'età

dopo l'estate porta il dono usato

della perplessità

della perplessità



Ti siedi e pensi e ricominci il gioco

della tua identità

come scintille brucian nel tuo fuoco

le possibilità

le possibilità



Non so se tutti hanno capito Ottobre

la tua grande bellezza

nei tini grassi come pance piene

prepari mosto e ebbrezza

prepari mosto e ebbrezza



Lungo i miei monti, come uccelli tristi

fuggono nubi pazze

lungo i miei monti, colorati in rame

fumano nubi basse

fumano nubi basse



O giorni, o mesi, che

andate sempre via;

sempre simile a voi

è questa vita mia;

diverso tutti gli anni

e tutti gli anni uguale,

la mano di tarocchi

che non sai mai giocare.



Cala Novembre, e le inquietanti nebbie

gravi coprono gli orti

lungo i giardini consacrati al pianto

si festeggiano i morti

si festeggiano i morti



Cade la pioggia, ed il tuo viso bagna

di gocce di rugiada

te pure, un giorno, cambierà la sorte

in fango della strada

in fango della strada



E mi addormento come in un letargo

Dicembre, alle tue porte

lungo i tuoi giorni con la mente spargo

tristi semi di morte

tristi semi di morte



Uomini e cose lasciano per terra

esili ombre pigre

ma nei tuoi giorni, dai profeti detti

nasce Cristo la tigre

nasce Cristo la tigre



O giorni, o mesi, che

andate sempre via;

sempre simile a voi

è questa vita mia;

diverso tutti gli anni

e tutti gli anni uguale,

la mano di tarocchi

che non sai mai giocare.





Canzone della bambina portoghese





E poi e poi, gente viene qui e ti dice

Di sapere già ogni legge delle cose

E tutti, sai, vantano un orgoglio cieco

di verità fatte di formule vuote

E tutti, sai, ti san dire come fare,

Quali leggi rispettare, quali regole osservare,

Qual è il vero vero,

E poi, e poi, tutti chiusi in tante celle,

Fanno a chi parla più forte

Per non dir che stelle e morte fan paura.



Al caldo del sole, al mare scendeva la bambina portoghese

Non c'eran parole, rumori soltanto come voci sospese.

Il mare soltanto, e il suo primo bikini amaranto,

Le cose più belle e la gioia del caldo alla pelle.



Gli amici vicino sembravan sommersi dalla voce del mare;

O sogni o visioni qualcosa la prese e si mise a pensare;

Sentì che era un punto al limite di un continente,

Sentì che era un niente, l'Atlantico immenso di fronte.



E in questo sentiva qualcosa di grande

Che non riusciva a capire, che non poteva intuire;

Che avrebbe spiegato, se avesse capito lei, e l'oceano infinito;

Ma il caldo l'avvolse, si sentì svanire e si mise a dormire.

E fu solo del sole, come di mani future.

Restaron soltanto il mare e un bikini amaranto.



E poi e poi, se ti scopri a ricordare,

Ti accorgerai che non te ne importa niente.

E capirai che una sera o una stagione

Son come lampi, luci accese e dopo spente.

E capirai che la vera ambiguità

è la vita che viviamo, il qualcosa che chiamiamo esser uomini,

E poi, e poi, che quel vizio che ci ucciderà

Non sarà fumare o bere, ma il qualcosa che ti porti dentro,

Cioè vivere.



Canzone delle domande consuete





Ancora qui a domandarsi e a far finta di niente

come se il tempo per noi non costasse l'uguale,

come se il tempo passato ed il tempo presente

non avessero stessa amarezza di sale.



Tu non sai le domande, ma non risponderei

per non strascinare le parole in linguaggio d'azzardo;

eri bella, lo so, e che bella che sei;

dicon tanto un silenzio e uno sguardo.



Se ci sono non so cosa sono e se vuoi

quel che sono o sarei, quel che sarò domani...

non parlare non dire più niente se puoi,

lascia farlo ai tuoi occhi alle mani.



Non andare... vai. Non restare...stai.

Non parlare... parlami di te.



Tu lo sai, io lo so, quanto vanno disperse,

trascinate dai giorni come piena di fiume

tante cose sembrate e credute diverse

come un prato coperto a bitume.



Rimanere così, annaspare nel niente,

custodire i ricordi, carezzare le età;

è uno stallo o un rifiuto crudele e incosciente

del diritto alla felicità?



Se ci sei, cosa sei? Cosa pensi e perché?

Non lo so, non lo sai; siamo qui o lontani?

Esser tutto, un momento, ma dentro di te.

Aver tutto, ma non il domani.



Non andare... vai. Non restare...stai.

Non parlare... parlami di te.



E siamo qui, spogli, in questa stagione che unisce

tutto ciò che sta fermo, tutto ciò che si muove;

non so dire se nasce un periodo o finisce,

se dal cielo ora piove o non piove,



pronto a dire "buongiorno", a rispondere "bene"

a sorridere a "salve", dire anch'io "come va?"

Non c'è vento stasera. Siamo o non siamo assieme?

Fuori c'è ancora una città?



Se c'è ancora balliamoci dentro stasera,

con gli amici cantiamo una nuova canzone...

...tanti anni, e sono qui ad aspettar primavera

tanti anni, ed ancora in pallone



Non andare... vai. Non restare...stai.

Non parlare... parlami di te.

Non andare... vai. Non restare...stai.

Non parlare... parlami di noi.



Canzone di notte





Ore confuse della notte,

La malinconia non è uno stato d'animo.



Le vite altrui si sono rotte

E sembra non esista più il tuo prossimo.

Ti vesti un poco di silenzio,

Hai la dolce illusione di esser solo,

Son macchine che passano, od è il vento?

O sono i tuoi pensieri alzati in volo?

I tuoi pensieri un po' ubriachi

Danzando per le strade si allontanano:



Ti son sfuggiti dalla mano,

E il giorno sembra ormai così lontano,

Il giorno sembra ormai così lontano.



Mattino, notte, hai perso il tempo,

La malinconia ti sembra di toccarla

Ma forse è l'ora dell'avvento

E chiami l'ironia per aiutarla.

E forse c'è qualcuno che ora muore,

E forse c'èqualcuno che ora nasce,

Qualcuno compie un crimine d'onore,

Passeggiano sui viali le bagasce.

Bagasce sono i tuoi ricordi

Che fra canzoni e vino ti disturbano

Che ti molestano pian piano

E il giorno sembra ormai così lontano,

Il giorno sembra ormai così lontano.



Mattino, notte, cosa importa?

I giorni sono nuvole distratte.

Suonerà l'ora alla tua porta

E l'orologio è il sangue tuo che batte.

Quando verrà il tempo di partire

L'ora avrà il medesimo colore.

Sembra sempre un poco di morire

Nel momento eroico dell'amore.

Se ridi o piangi è sempre uguale,

Le cose nel ricordo poi si sfumano,

Il sacro si unirà al profano

E il giorno sembra ormai così lontano,

E il giorno sembra ormai così lontano.



Mattino, notte, dentro e fuori,

Sei certo o cerchi la consolazione?

Son bianco e nero, o son colori,

O facce ambigue della tua prigione?

Cerchi sempre ciò che ti è lontano,

Dopo dici: "Tutto è relativo,"

Ma l'ironia e il dolor dicono invano

Che sei certo solo di esser vivo.

Ma c'è ancor tempo per pensare,

Per maledire e per versare il vino,

Per pianger, ridere e giocare,

E il giorno sembra ormai così vicino,

E il giorno sembra ormai così vicino,

E il giorno sembra ormai così vicino,

E il giorno sembra ormai così vicino.





Canzone di notte n. 2





E un'altra volta è notte e suono

Non so nemmeno io per che motivo, forse perché son vivo

E voglio in questo modo dire "Sono"

O forse perché è un modo pure questo

Per non andare a letto

O forse perché ancora c'è da bere

E mi riempio il bicchiere



E l'eco si è smorzato appena

delle risate fatte con gli amici, dei brindisi felici

In cui ciascuno chiude la sua pena

In cui ciascuno non è come adesso da solo con sè stesso

A dir "Dove ho mancato e dove e' stato"

A dir "Dove ho sbagliato"



Eppure fa piacere a sera

Andarsene per strade ed osterie, vino e malinconie

E due canzoni fatte alla leggera

In cui gridando celi il desiderio

Che sian presi sul serio

Il fatto che sei triste o che t'annoi

E tutti i dubbi tuoi



Ma i moralisti han chiuso i bar

E le morali han chiuso i vostri cuori

E spento i vostri ardori

È bello, ritornar normalità

È facile tornare con le tante

Stanche pecore bianche.

Scusate, non mi lego a questa schiera:

Morrò pecora nera.



Saranno cose già sentite

O scritte sopra un metro un po' stantio,

Ma intanto questo è mio

E poi, voi queste cose non le dite

Poi certo per chi non è abituato

Pensare è sconsigliato

Poi è bene essere un poco diffidente

Per chi è un po' differente



Ma adesso avete voi il potere

Adesso avete voi supremazia, diritto e Polizia

Gli dei, i comandamenti ed il dovere

Purtroppo non so come siete in tanti

E molti qui davanti

Ignorano quel tarlo mai sincero

Che chiamano "Pensiero"



Però non siate preoccupati

Noi siamo gente che finisce male: galera od ospedale

Gli anarchici li han sempre bastonati

E il libertario è sempre controllato

Dal clero, dallo stato

Non scampa, fra chi veste da parata

Chi veste una risata



O forse non è qui il problema,

E ognuno vive dentro ai suoi egoismi

Vestiti di sofismi

E ognuno costruisce il suo sistema

Di piccoli rancori irrazionali,

Di cosmi personali

Scordando che poi infine tutti avremo

Due metri di terreno



E un'altra volta è notte e suono

Non so nemmeno io per che motivo

Forse perché son vivo

O forse per sentirmi meno solo

O forse perché è notte e vivo strani

Fantasmi e sogni vani

Che danno quell'ipocondria ben nota

Poi... la bottiglia è vuota



Canzone di notte n. 3





Esistenza, che stai qui di contrabbando,

come un ladro sempre pronta per fuggire,

ogni età chiude in sè i crismi dello sbando

sbaglio è intuire

coi suoi giochi di carambola e rimando

prendere e offrire

ma si muoia solo un po' di quando in quando

ma sia poco a poco che si va a morire.



Ogni giorno è un altro giorno regalato

ogni notte un buco nero da riempire

ma per quanto non l'ho mai visto colmato

così per dire

resta solo l'urlo solito gridato

tentare agire

ma si pianga solo un po' perché è un peccato,

e si rida poi sul come andrà a finire.



Lo capisco se mi prendi per le mele

ma ci passo sopra gioco e non mi arrendo

ogni giorno riapro i vetri e alzo le vele

se posso prendo.

Quando perdo non sto lì a mandar giù fiele,

e non mi svendo

e poi perdere ogni tanto ci ha il suo miele

e se dicono che vinco stan mentendo, perché

quelle poche volte che busso a bastoni

mi rispondono con spade o con denari

la ragione diamo, e il vincere ai ********,

oppure ai bari

resteremo sempre a un punto dai campioni

tredici è pari

ma si perda perché siam tre volte buoni,

e si vinca solo in sogni straordinari.

Ah quei sogni, ah quelle forze del destino

che chi conta spingerebbe a rinnegare

ci hanno detto di non fare più casino

non disturbare

canteremo solo in modo clandestino

senza vociare

poi ghignando ce ne andremo pian pianino

per sederci lungo il fiume ad aspettare...



Quello che mi gira in testa questa notte

son tornato, incerta amica, a riferire,

noi immergenti, noi con fedi ed ossa rotte,

lasciamo dire

ne abbiam visti geni e maghi uscire a frotte

per scomparire

noi, se si muore solo un po' chi se ne fotte

ma sia molto tardi che si va a dormire.





Canzone per un'amica





Lunga e diritta correva la strada

l'auto veloce correva

la dolce estate era già cominciata

vicino, lui sorrideva,

vicino, lui sorrideva



Forte la mano teneva il volante

forte il motore cantava

non lo sapevi che c'era la morte

quel giorno che ti aspettava,

quel giorno che ti aspettava.



Non lo sapevi che c'era la morte

quando si è giovani è strano

poter pensare che la nostra sorte

venga e ci prenda per mano,

venga e ci prenda per mano.



Non lo sapevi, ma cosa hai pensato

quando la strada è impazzita

quando la macchina è uscita di lato

e sopra un'altra è finita,

e sopra un'altra è finita.



Non lo sapevi ma cosa hai sentito

quando lo schianto ti ha uccisa

quando anche il cielo di sopra è crollato

quando la vita è fuggita,

quando la vita è fuggita.



Dopo il silenzio soltanto è regnato

tra le lamiere contorte

sull'autostrada cercavi la vita

ma ti ha incontrato la morte,

ma ti ha incontrato la morte.



Vorrei sapere a che cosa è servito

vivere, amare, soffrire,

spendere tutti i tuoi giorni passati

se presto hai dovuto partire,

se presto hai dovuto partire.



Voglio però ricordarti com'eri

pensare che ancora vivi

voglio pensare che ancora mi ascolti

e che come allora sorridi,

e che come allora sorridi.



Canzone quasi d'amore





Non stavo più a cercare parole che non trovo

per dirti cose vecchie con il vestito nuovo

per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro

e partorire il topo vivendo sui ricordi

giocando con i miei giorni... col tempo



O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti

o che per le mie navi son quasi chiusi i porti

io parlo sempre tanto ma non ho ancora fedi

non voglio menar vanto di me o della mia vita

costretta come dita ...dei piedi



Queste cose le sai per te sian tutti uguali

e moriamo ogni giorno dei medesimi mali

per te sian tutti soli ed è nostro destino

tentare goffi voli d'azione o di parola,

volando come vola ...il tacchino



Non posso farci niente e tu puoi fare meno

sono vecchio d'orgoglio mi commuove il tuo seno

e di questa parola io quasi mi vergogno

ma... c'è una vita sola non ne sprechiamo niente

in tributi alla gente o al sogno



Le sere sono uguali ma ogni sera è diversa

e quasi non ti accorgi dell'energia dispersa

a ricercare i visi che ti han dimenticato

vestendo abiti lisi buoni ad ogni evenienza

inseguendo la scienza ...o il peccato



Tutto questo lo sai e sai dove comincia

la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia

per te sian tutti uguali siamo cattivi buoni

e abbiam gli stessi mali siamo vigliacchi e fieri

saggi, falsi, sinceri... ********



Ma dove te ne andrai? ma dove sei già andata?

ti dono, se vorrai, questa noia già usata

tienila in mia memoria ma non è un capitale,

ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto,

che la noia, di un altro, non vale



D'altra parte lo vedi scrivo ancora canzoni

e pago la mia casa pago le mie illusioni

fingo d'aver capito che vivere è incontrarsi

aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,

bere, leggere, amare... grattarsi



Culodritto





Ma come vorrei avere i tuoi occhi,

spalancati sul mondo come carte assorbenti

e le tue risate pulite e piene, quasi senza rimorsi

o pentimenti,

ma come vorrei avere da guardare

ancora tutto come i libri da sfogliare

e avere ancora tutto, o quasi tutto, da provare.



Culodritto, che vai via sicura,

trasformando dal vivo cromosomi corsari,

di longobardi, di celti e romani dell'antica pianura

di montanari,

reginetta dei telecomandi,

di gnosi assolute che asserisci e domandi,

di sospetto e di fede nel mondo curioso dei grandi,

anche se non avrai

le mie risse terrose di campi, cortili e di strade,

e non saprai

che sapore ha il sapore dell'uva rubato a un filare,

presto ti accorgerai

com'è facile farsi un'inutile software di scienza

e vedrai

che confuso problema è adoprare la propria esperienza;

Culodritto, cosa vuoi che ti dica?

Solo che costa sempre fatica

e il vivere è sempre quello, ma è storia antica.



Culodritto, dammi ancora la mano,

anche se quello di stringerla è solo un pretesto

per sentire quella tua fiducia totale che nessuno mi ha dato,

o mi ha mai chiesto;

vola, vola tu, dove io vorrei volare

verso un mondo dove ancora tutto è da fare

e dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare.



Dio è morto





Ho visto la gente della mia età andare via

lungo le strade che non portano mai a niente

cercare il sogno che conduce alla follia

nella ricerca di un qualcosa che non trovano, nel mondo che hanno già



lungo le strade che dal vino son bagnate

dentro alle stanze da pastiglie trasformate

dentro alle nuvole di fumo del mondo fatto di città

essere contro ed ingoiare la nostra stanca civiltà, e un dio che è morto



ai bordi delle strade dio è morto

nelle auto prese a rate dio è morto

nei miti dell'estate dio è morto



Mi han detto che questa mia generazione più non crede

in ciò che spesso è mascherato con la fede

nei miti eterni della patria e dell'eroe

perché è venuto ormai il momento di negare tutto cio che è falsità

e che è di parte e di abitudine e paura

una politica che è solo far carriera

il perbenismo interessato

la dignità fatta di vuoto

l'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto

e un dio che è morto

nei campi di sterminio dio è morto

coi miti della razza dio è morto

con gli uomini di partito dio è morto.



Ma penso che questa mia generazione è preparata

ad un mondo nuovo e a una speranza appena nata

ad un futuro che ha in mano, ad una rivolta senza armi

e che noi tutti ormai sappiamo che se dio muore è per tre giorni e poi

risorge

in cio che noi crediamo dio è risorto

in cio che noi vogliamo dio è risorto

nel mondo che faremo dio è risorto



Emilia





Le Alpi, si sa, sono un muro di sasso

una diga confusa, fanno tabula rasa

per noi che qui sotto, lontano, più in basso

abbiamo la casa



La casa ed i piedi in questa spianata

di sole che strappa la gola alle rane

di nebbia compatta scabrosa stirata

che sembra di pane



Ed una strada antica come l'uomo

marcata ai bordi dalle chiacchiere di un duomo

e i fiumi falsi avventurieri che trasformano i padani

in marinai non veri



Emilia di volti tra i campi e sui prati

lagune e piroghe, e l'eterno mare

guerrieri del Nord dai capelli gessati

ne hai visti passare



Emilia allungata tra l'olmo e il vigneto

voltata a cercare quel mare mancante

e il monte Appennino raccontando un segreto

diventa un gigante



Lungo la strada, tra una piazza e un duomo

hai messo al mondo questa specie d'uomo

vero aperto finto strano

chiuso anarchico verdiano

brutta razza, l'emiliano!



Emilia sognante fra l'oggi e il domani

di cicloamatori, di lusso e balere

Emilia di facce, di grida, di mani

sarà un grande piacere



Vedere in futuro da un mondo lontano

quaggiù sulla Terra una macchia di verde

e sentire il mio cuore che battendo più piano

là dentro si perde



Ora ti saluto, è quasi sera e si fa tardi

si va a vivere o a dormire

da Las Vegas a Piacenza



Fari per chilometri ti accecano testardi

ma io sento che hai pazienza

devi ancora sopportarci.



Eskimo





Questa domenica in Settembre

non sarebbe pesata così

l'estate finiva più nature

vent'anni fa o giù di lì



Con l'incoscienza dentro al basso ventre

e alcuni audaci, in tasca "l'Unità",

la paghi tutta, e a prezzi d'inflazione,

quella che chiaman la maturità



Ma tu non sei cambiata di molto

anche se adesso è al vento quello che

io per vederlo ci ho impiegato tanto

filosofando pure sui perché



Ma tu non sei cambiata di tanto

e se cos'è un orgasmo ora lo sai

potrai capire i miei vent'anni allora

e quasi cento adesso capirai



Portavo allora un eskimo innocente

dettato solo dalla povertà

non era la rivolta permanente

diciamo che non c'era e tanto fa



Portavo una coscienza immacolata

che tu tendevi a uccidere però

inutilmente ti ci sei provata

con foto di famiglia o paletò



E quanto son cambiato da allora

e l'eskimo che conoscevi tu

lo porta addosso mio fratello ancora

e tu lo porteresti e non puoi più



Bisogna saper scegliere il tempo

non arrivarci per contrarietà

tu giri adesso con le tette al vento

io ci giravo già vent'anni fa



Ricordi fu con te a Santa Lucia

al portico dei Servi per Natale

credevo che Bologna fosse mia

ballammo insieme all'anno o a Carnevale



Lasciammo allora tutti e due un qualcuno

che non ne fece un dramma o non lo so

ma con i miei maglioni ero a disagio

e mi pesava quel tuo paletò



Ma avevo la rivolta fra le dita

dei soldi in tasca niente e tu lo sai

e mi pagavi il cinema stupita

e non ti era toccato farlo mai



Perché mi amavi non l'ho mai capito

così diverso da quei tuoi cliché

perché fra i tanti, bella,

che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me



Infatti i fiori della prima volta

non c'erano già più nel sessantotto

scoppiava finalmente la rivolta

oppure in qualche modo mi ero rotto



Tu li aspettavi ancora ma io già urlavo che

Dio era morto, a monte, ma però

contro il sistema anch'io mi ribellavo

cioè, sognando Dylan e i provos



E Gianni ritornato da Londra

a lungo ci parlò dell'LSD

tenne una quasi conferenza colta

sul suo viaggio di nozze stile freak



E noi non l'avevamo mai fatto

e noi che non l'avremmo fatto mai

quell'erba ci cresceva tutt'attorno

per noi crescevan solo i nostri guai



Forse ci consolava far l'amore

ma precari in quel senso si era già

un buco da un amico, un letto a ore

su cui passava tutta la città



L'amore fatto alla boia d'un Giuda

e al freddo in quella stanza di altri e spoglia

vederti o non vederti tutta nuda

era un fatto di clima e non di voglia



E adesso che potremmo anche farlo

e adesso che problemi non ne ho

che nostalgia per quelli contro un muro

o dentro a un cine o lì dove si può



E adesso che sappiamo quasi tutto

e adesso che problemi non ne hai

che nostalgia, lo rifaremmo in piedi

scordando la moquette stile e l'Hi Fi



Diciamolo per dire, ma davvero

si ride per non piangere perché

se penso a quella ch'eri, a quel che ero,

che compassione che ho per me e per te



Eppure a volte non mi spiacerebbe

essere quelli di quei tempi là

sarà per aver quindic'anni in meno

o avere tutto per possibilità



Perché a vent'anni è tutto ancora intero

perché a vent'anni è tutto chi lo sa

a vent'anni si è stupidi davvero

quante balle si ha in testa a quell'età



Oppure allora si era solo noi

non c'entra o meno questa gioventù

di discussioni, caroselli, eroi

quel ch'è rimasto dimmelo un po' tu



E questa domenica in Settembre

se ne sta lentamente per finire

come le tante via distrattamente

a cercare di fare o di capire



Forse lo stan pensando anche gli amici

gli andati, i rassegnati, i soddisfatti,

giocando a dire che si era più felici

pensando a chi si è perso o no a quei patti



Ed io che ho sempre un eskimo addosso

uguale a quello che ricorderai

io come sempre, faccio quel che posso

domani poi ci penserò se mai



Ed io ti canterò questa canzone

uguale a tante che già ti cantai

ignorala come hai ignorato le altre

e poi saran le ultime oramai



Il vecchio e il bambino





Un vecchio e un bambino si preser per mano

E andarono insieme incontro alla sera.

La polvere rossa si alzava lontano

E tutto brillava di luce non vera.

L'immensa pianura sembrava arrivare

Fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare,

E tutto d'intorno non c'era nessuno

Solo il tetro contorno di torri di fumo.



I due camminavano, il giorno cadeva

Il vecchio parlava e piano piangeva.

Con l'anima assente, con gli occhi bagnati

Seguiva il ricordo di miti passati.

I vecchi subiscon le ingiurie degli anni

Non sanno distinguere il vero dai sogni,

I vecchi non sanno, nel loro pensiero

Distinguer nei sogni il falso dal vero.



E il vecchio diceva, guardando lontano,

"Immagina questo coperto di grano,

Immagina i frutti, immagina i fiori

E pensa alle voci e pensa ai colori.

E in questa pianura fin dove si perde

Crescevano gli alberi e tutto era verde,

Cadeva la pioggia, segnavano i soli

Il ritmo dell'uomo e delle stagioni."



Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,

E gli occhi guardavano cose mai viste,

E poi disse al vecchio con voce sognante

"Mi piaccion le fiabe, raccontane altre."



Incontro





E correndo mi incontrò lungo le scale

quasi nulla mi sembrò cambiato in lei

la tristezza poi ci avvolse come miele

per il tempo scivolato su noi due.

Il sole che calava già

rosseggiava la città

già nostra ed ora straniera

incredibile e fredda;

come un istante "deja vu"

ombra della gioventù

ci circondava la nebbia.



Auto ferme ci guardavano in silenzio

vecchi muri proponevan nuovi eroi

dieci anni da narrare l'uno all'altro

ma le frasi rimanevan dentro in noi

"cosa fai ora, ti ricordi,

eran belli i nostri tempi,

ti ho scritto è un anno,

mi han detto che eri ancor via".

E poi la cena a casa sua,

la mia nuova cortesia,

stoviglie color nostalgia.



E le frasi quasi fossimo due vecchi

rincorrevan solo il tempo dentro in noi

per la prima volta vidi quegli specchi

capii i quadri, i soprammobili ed i suoi.

I nostri miti morti ormai,

la scoperta di Hemingway

il sentirsi nuovi

le cose sognate e poi viste

la mia America e la sua

diventate nella via

la nostra città tanto triste.



Carte e vento volan via nella stazione

freddo e luci accese forse per noi lì

ed infine in breve la sua situazione

uguale quasi a tanti nostri film:

come in un libro scritto male

lui si era ucciso per natale

ma il triste racconto sembrava

assorbito dal buoi

povera amica che narravi

dieci anni in poche frasi

e io i miei in un solo saluto.



E pensavo dondolato dal vagone

"cara amica il tempo prende il tempo dà

noi corriamo sempre in una direzione

ma qual sia e che senso abbia chi lo sa

restano i sogni senza tempo

le impressioni di un momento

le luci nel buio

di case intraviste da un treno

siamo qualcosa che non resta

frasi vuote nella testa

e il cuore di simboli pieno."



La ballata degli annegati





Il fiume racconta leggende

mentre veloce va al mare

le narrano piano le onde

e i pioppi le stanno a ascoltare.



Non tutti le posson sentire

bisogna esser stanchi del mondo

gettarsi nell'acqua e morire

dormire per sempre sul fondo.



Ascolta !

Le sue parole d'amore

nell'acqua ora sono sincere

da quando tu dormi qua sotto hai sognato

che mai, mai lui ti ha lasciato.



Bisogna venirci di sera

con l'animo oppresso dal pianto

per sentire la nenia leggera

di un triste e di un lugubre canto.



Chi sei?

Il mio nome era Gianni

nuotavo a vent'anni appena

ma qui avrò sempre vent'anni.

E tu?

Mi prese una piena su a monte

non fui mai trovato.

E tu?

Da solo una sera

per me era peso il passato

e l'acqua sembrava leggera.



Riposa dimentica quello che è stato

il tempo laggiù s'è fermato

ormai tu non puoi che dormire e ascoltare

le storie del fiume che va verso il mare.



Il fiume racconta leggende

mentre veloce va al mare

le ascoltano gli annegati

e al vento le fanno cantare.



L'atomica cinese





Si è levata dai deserti in Mongolia occidentale

una nuvola di morte, una nuvola spettrale che va

che va

che va



Sopra i campi della Cina, sopra il tepio e la risaia

oltrepassa il Fiume Giallo, oltrepassa la muraglia e va

e va

e va



Sopra il bufalo che rumina, su una civiltà di secoli

sopra le bandiere rosse, sui ritratti dei profeti, sui ritratti dei signori

sopra le tombe impassibili degli antichi imperatori



Sta coprendo un continente, sta correndo verso il mare

copre il cielo fino al punto dove il cielo può arrivare e va

e va

e va



Sopra il volo delle anatre che precipitano in acqua

sopra i pesci che galleggiano e ricoprono la spiaggia e va

e va

e va



Alzan gli occhi i pescatori verso il cielo così livido

le onde sembra che si fermino, non si sente che il silenzio

e le reti sono piene di cadaveri d'argento



Poi le nuvole si rompono e la pioggia lenta cade

sopra i tetti delle case, sulle pietre delle strade

sopra gli alberi che muoiono, sopra i campi che si seccano

sopra i cuccioli degli uomini, sulle mandrie che la bevono



Sulle spiagge abbandonate una pioggia che è veleno

e che uccide lentamente, pioggia senza arcobaleno e va

e va

e va





L'avvelenata





Ma se io avessi previsto tutto questo,

dati causa e pretesto, le attuali conclusioni

credete che per questi quattro soldi,

questa gloria da *******, avrei scritto canzoni?



Vabbe' lo ammetto che mi son sbagliato

e accetto il Crucifige e cosi sia.

Chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia,

il primo che ha studiato.



Mio padre in fondo aveva anche ragione

a dir che la pensione è davvero importante.

Mia madre non aveva poi sbagliato

a dir che un laureato conta più di un cantante.



Giovane ingenuo io ho perso la testa

sian stati i libri o il mio provincialismo

e un ***** in **** e accuse di arrivismo

dubbi di qualunquismo son quello che mi resta.



Voi critici, voi personaggi austeri

militanti severi chiedo scusa a vossia

però non ho mai detto che a canzoni

si fan rivoluzioni, si possa far poesia.



Io canto quando posso, come posso

quando ne ho voglia senza applausi o fischi

vendere o no non passa fra i miei rischi

non comprate i miei dischi e sputatemi addosso.



Secondo voi ma a me cosa mi frega

di assumermi la bega di star quassù a cantare.

Godo molto di più nell'ubriacarmi

oppure a masturbarmi o, al limite, a *******.



Se son d'umore nero allora scrivo

frugando dentro alle nostre miserie.

Di solito ho da far cose più serie

costruir su macerie o mantenermi vivo.



Io tutti, io niente, io *******, io ubriacone

io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista

io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale

negro, ebreo, comunista!



Io ******, io perché canto so imbarcare

Io falso, io vero, io genio, io cretino

io solo qui alle quattro del mattino

l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare.



Secondo voi ma chi me lo fa fare

di star ad ascoltare chiunque ha un tiramento.

Ovvio il medico dice : "sei depresso",

neppure dentro al cesso possiedo un mio momento.



Ed io che ho sempre detto che era un gioco

sapere usare o no di un certo metro.

Compagni il gioco si fa teso e tetro

comprate il mio didietro, io lo vendo per poco.



Colleghi cantautori, eletta schiera

che si vende alla sera per un po' di milioni.

Voi che siete capaci fate bene

aver le tasche piene e non solo i ********.



Che cosa posso dirvi? Andate e fate.

Tanto ci sarà sempre, lo sapete,

un musico fallito, un pio, un teorete,

un Bertoncelli e un prete a sparar cazzate



Ma se io avessi previsto tutto questo

dati causa e pretesto, forse farei lo stesso.

Mi piace far canzoni e bere vino

mi piace far casino e poi sono nato fesso.



E quindi tiro avanti e non mi svesto

dei panni che son solito portare

ho tante cose ancora da raccontare, per chi vuole ascoltare,

e a **** tutto il resto!





La Genesi

Una canzone molto più seria e più impegnata, oserei dire impegnatissima, una canzone che a me è stata inspirata -- a me succede poche volte -- però questa canzone mi è stata inspirata direttamente dall'alto. Ero lì nel mio candido lettino... e ho sentito una voce che diceva "Francesco", dico "soccia, ma chi è?"... dico "uh?", diceeeeee "svegliati sono il tuo Dio." e allora così, in questo modo sollecitato, ho pensato di fare un'opera musicale colossale e mettere in musica l'Antico Testamento. Per ora sono riuscito a fare soltanto la Genesi ... che è la vera storia della creazione del mondo.





Per capire la nostra storia

Bisogna farsi ad un tempo remoto.

C'era un vecchio con la barba bianca:

Lui, la sua barba, ed il resto era vuoto.



Voi capirete che in tale frangente

Quel vecchio solo lassù si annoiava.

Si aggiunga a questo che inspiegabilmente

Nessuno aveva la tivù inventata.



Beh, poco male, pensò il vecchio un giorno:

A questo affare ci penserò io.

Sembra impossibil ma in roba del genere,

Modestia a parte, ci so far da Dio.



Dixit. Ma poi toccò un filo scoperto,

Prese la scossa, ci fu un gran boato.

Come tivù non valeva un bel niente

Ma l'Universo era stato creato.



Come son bravo che a tempo perso

Ti ho creato l'Universo!

Non mi sembra per niente male.

Sono davvero un tipo geniale!

Zitto, Lucifero, non disturbare,

Non stare sempre qui a criticare!

Beh, sì, lo ammetto, sarà un po' buio,

Ma non dir più che non si vede un tubo!



Che sono parolacce che non sopporto! - disse il vecchio a Lucifero - E poi se c'è una cosa e un'altra che non posso sopportare sono i criticoni: fattelo te l'Universo se sei capace! Che me at dig un quel... disse il ve'... era di antica origine modenese da parte di madre il vecchio. Io parlo chiaro: pane al pane, vino al vino, anzi vin santo al vin santo. Sono buono e bravo ma se mi prendono i cinque secoli me at sbat a l'inferen com'è vero Dio!





Ma poi volando sull'acqua stagnante

E sopra i mari di quell'Universo,

Mentre pensava se stesso pensante

In mezzo a quel buio si sentì un po' perso.



Sbattè le gambe su un mucchio di ghiaia

Dopo una tragica caduta in mare.

Quando andò a sbattere sull'Himalaya

Il colpo gli fece persino un po' male.



Fece crollare anche un gran continente

Soltanto urtandolo un poco col piede.

Si consolò che non c'era ancor gente

E che non gli era venuto poi bene.



Ma quando il buio gli fece impressione

Disse, facendosi in viso un po' truce:

Diavol d'un angelo, avevi ragione.

Si chiami l'Enel, sia fatta la luce!



Commutatori, trasformatori,

Dighe idroelettriche e isolatori,

Turbine, dinamo e transistori

Per mille impianti di riflettori;

Albe ed aurore fin boreali,

Giorni e tramonti fin tropicali.

Fate mò bene che non bado a spese,

Tanto ho lo sconto alla fine del mese.



Te Lucifero non ti devi preoccupare come faccio io ad avere lo sconto alla fine del mese. Ma cosa vuol dire corruzione, una mano lava l'altra come si dice; vuoi che uno nella mia posizione non conosca nessuno, però intanto ragazzi andateci piano perché la bolletta la portano a me. M'avete lasciato accesa la luce al polo per sei mesi, sei mesi, no, sei mesi! Grazie che c'era freddo, i surgelati li debbo pur tenere da qualche parte. Adesso la tenete spenta sei mesi come ... e quei ragazzi lì, come si chiamano quei ragazzini che vanno in giro con quella cosa, aureola si chiama, no no, nom am pies menga, no no no ragazzi quelle cose li, io vi invento il peccato in superbia e vi frego tutti eh, adesso ve lo dico bisogna guadagnarsele... a parte il fatto che non mi adorate abbastanza, no no no Lucifero, è inutile che tu mi chiedi scusa: adorare significa non dovere mai dire mi dispiace!



Voi, ecco, io vi do ogni dieci atti di adorazione ...vi do un buono, ogni dieci buoni voi mandate la cartolina che il 6 di gennaio ci ho poi tutta un'altra idea in testa ... facciamo Aureolissima che è una festa bella. Piuttosto Lucifero, non sgamare... vieni qua ragazzo, com'è mi hanno detto che hai stampato un libro "Il Libretto Rosso dei Pensieri di..." oh bella roba il libretto rosso dei pensieri di Lucifero. Ragazzi mi piace... ma cosa vuol dire di sinistra, di sinistra... non sono socialdemocratico anch'io? avanti al centro contro gli opposti estremismi! ...eh ma, ...no no no, non ci siamo mica qua, se c'è uno che può pensare anzitutto sono io ... e non tirare in mica ballo mio figlio -- quel capellone -- con tutti i sacrifici che ho fatto, per me lui lì finisce male ah me, me a tal deg ... finisce male. Attento che te e lui, io ho delle soluzioni per voi che non vi piaceranno, per Dio, e non guardarmi male che qui dentro "per Dio" lo dico come e quando mi pare!





Ma fatta la luce ci vide più chiaro:

Là nello spazio girava una palla.

Restò pensoso, e gli parve un po' strano;

Ma scosse il capo: chi non fa non falla.



Rise Lucifero stringendo l'occhio

Quando lui e gli angeli furon da soli.

"Guarda che roba! Si vede che è vecchio:

L'ha fatto tutto schiacciato sui poli!"



Per riempire 'sto bell'ambiente

Voglio metterci tante piante.

Forza, Lucifero, datti da fare:

Ordina semi, concime e trattore.

Voglio un giardino senza uguali,

Voglio riempirlo con degli animali!

Ma cosa fa 'sto cane che ho appena creato?

Boia d'un Giuda! M'ha morsicato!



Piuttosto fallo vedere da un veterinario che non vorrei aver creato anche la rabbia, gia così ...cos'è che non ho creato? Lo sapevo: l'uomo non ho creato! Grazie, mi fate sempre fare tutto a me, mi tocca sempre fare! Qua se non ci sono io che penso a tutto.. va beh nessuno è perfetto, sì lo so che sono l'Essere Perfettissimo Creatore e Signore. Grazie! adesso ti trasformo in serpente così impari, striscia mò lì! viuscia via!



E portarono al vecchio quello che c'era rimasto ... c'era un po' di formaggio e due scatolette di Simmenthal, cioè lui li mise assieme e...





Prese un poco di argilla rossa,

Fece la carne, fece le ossa,

Ci sputò sopra, ci fu un gran tuono,

Ed è in quel modo che è nato l'uomo.



Era un venerdì 13 dell'anno zero del Paradiso.

La locomotiva





Non so che viso avesse, neppure come si chiamava

con che voce parlasse, con quale voce poi cantava

quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli

ma nella fantasia ho l'immagine sua,

gli eroi sono tutti giovani e belli

gli eroi sono tutti giovani e belli

gli eroi sono tutti giovani e belli.



Conosco invece l'epoca dei fatti, qual'era il suo mestiere:

i primi anni del secolo, macchinista, ferroviere

I tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti

sembrava il treno anch'esso un mito di progresso,

lanciato sopra i continenti

lanciato sopra i continenti

lanciato sopra i continenti.



E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano

che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano

ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite

sembrava avesse dentro un potere tremendo,

la stessa forza della dinamite

la stessa forza della dinamite

la stessa forza della dinamite.



Ma un'altra grande forza spiegava allora le sue ali

parole che dicevano: "gli uomini sono tutti uguali"

e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via

la bomba proletaria, ed illuminava l'aria

la fiaccola dell'anarchia

la fiaccola dell'anarchia

la fiaccola dell'anarchia.



Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione

un treno di lusso, lontana destinazione

vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori

pensava al magro giorno della sua gente attorno,

pensava un treno pieno di signori

pensava un treno pieno di signori

pensava un treno pieno di signori.



Non so che cosa accadde, perché prese la decisione

forse una rabbia antica, generazioni senza nome

che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore

dimenticò pietà, scordò la sua bontà,

la bomba sua la macchina a vapore

la bomba sua la macchina a vapore

la bomba sua la macchina a vapore.



E sul binario stava la locomotiva

la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva

sembrava un giovane puledro che appena liberato il freno

mordesse la rotaia con muscoli d'acciaio,

con forza cieca di baleno

con forza cieca di baleno

con forza cieca di baleno.



E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo

pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto

salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura

e prima di pensare a quel che stava a fare,

il mostro divorava la pianura

il mostro divorava la pianura

il mostro divorava la pianura.



Correva l'altro treno ignaro, quasi senza fretta

nessuno immaginava di andare verso la vendetta

ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno:

notizia di emergenza, agite con urgenza,

un pazzo si è lanciato contro il treno

un pazzo si è lanciato contro il treno

un pazzo si è lanciato contro il treno.



Ma corre corre corre corre la locomotiva

e sibila il vapore, sembra quasi cosa viva

e sembra dire ai contadini curvi, quel fischio che si spande in aria

fratello non temere che corro al mio dovere

trionfi la giustizia proletaria

trionfi la giustizia proletaria

trionfi la giustizia proletaria.



E corre corre corre corre sempre più forte

e corre corre corre corre verso la morte

e niente ormai può trattenere l'immensa forza distruttrice

aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto

della grande consolatrice

della grande consolatrice

della grande consolatrice.



La storia ci racconta come finì la corsa

la macchina deviata lungo una linea morta

con l'ultimo suo grido di animale la macchina eruttò lapilli e lava

esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo

lo raccolsero che ancora respirava

lo raccolsero che ancora respirava

lo raccolsero che ancora respirava.



Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore

mentre fa correr via la macchina a vapore

e che ci giunga un giorno ancora la notizia

di una locomotiva come una cosa viva,

lanciata a bomba contro l'ingiustizia

lanciata a bomba contro l'ingiustizia

lanciata a bomba contro l'ingiustizia.





Le cinque anatre





Cinque anatre volano a sud

molto prima del tempo l'inverno è arrivato

cinque anatre in volo vedrai contro il sole velato

contro il sole velato



Nessun rumore sulla taigà

solo un lampo un istante ed un morso crudele

quattro anatre in volo vedrai ed una preda cadere

ed una preda cadere



Quattro anatre volano a sud

quanto dista la terra che le nutriva

quanto la terra che le nutrirà e l'inverno già arriva

e l'inverno già arriva



Il giorno sembra non finire mai

bianca fischia ed acceca nel vento la neve

solo tre anatre in volo vedrai e con un volo ormai greve

e con un volo ormai greve



A cosa pensan nessuno lo saprà

nulla pensan l'inverno e la grande pianura

e a nulla il gelo che il suolo spaccherà con un gridare che dura

con un gridare che dura



E il branco vola, vola verso sud

nulla esiste più attorno se non sonno e fame

solo due anatre in volo vedrai verso il sud che ora appare

verso il sud che ora appare



Cinque anatre andavano a sud

forse una soltanto vedremo arrivare

ma quel suo volo certo vuole dire che bisognava volare

che bisognava volare

che bisognava volare

che bisognava volare



Le piogge d'aprile





Ma dove sono andate quelle piogge d'aprile

che in mezz'ora lavavano un'anima o una strada

e lucidavano in fretta un pensiero o un cortile

bucando la terra dura e nuova come una spada,

ma dove quelle piogge di primavera

quando dormivi supina, e se ti svegliavo ridevi,

poi piano facevi ridere anche me

con i tuoi giochi lievi.



Ma dove quelle estati senza fine,

senza sapere la parola nostalgia,

solo colore verde di ramarri e bambine

e in bocca lo schioccare secco di epifania,

ma dove quelle stagioni smisurate

quando ogni giorno figurava gli anni a venire

e dove ogni autunno quando finiva l'estate

trovavi la voglia precisa di ripartire.



Che ci farai ora di questi giorni che canti

dei dubbi quasi doverosi che ti sono sorti

dei momenti svuotati, ombre pressanti

di noi rimorti,

che ci potrai fare di quelle energie finite,

di tutte quelle frasi storiche da dopocena;

consumato per sempre il tempo di sole e ferite,

basta vivere appena,

basta vivere appena.



Ed ora viviamo in questa stagione di mezzo,

spaccata e offesa da giorni agonizzanti e disperati,

lungo i quali anche i migliori si danno un prezzo

e ti si seccano attorno i vecchi amori sciagurati,

dove senza più storia giriamo il mondo

ricercando soltanto un momento sincero

col desiderio inconscio di arrivare più in fondo

per essere più vero.



Ma dove sono andate quelle piogge d'aprile?

Io qui le aspetto come uno schiaffo improvviso

come un gesto, un urlo o un umore sottile

fino ad esserne intriso,

io chiedo che cadano ancora sul mio orizzonte

angusto e avaro di queste voglie corsare,

per darmi un'occasione ladra, un infinito, un

ponte, per ricominciare.



Libera nos domine





Da morte nera e secca

da morte innaturale

da morte prematura

da morte industriale



Per mano poliziotta

di pazzo generale

diossina o colorante

da incidente stradale



Dalle palle vaganti

di ogni tipo e ideale

da tutti questi insieme

e da ogni altro male



libera, libera, libera, libera nos domine



Da tutti tutti gli imbecilli

di ogni razza e colore

dai sacri sanfedisti

e da quel loro odore



Dai pazzi giacobini

e dal loro bruciore

da visionari e martiri

dell'odio e del terrore



Da chi ti paradisa

dicendo "è per amore"

dai mannequin che ti urlano

"o con noi o traditore"



libera, libera, libera, libera nos domine



Dai poveri di spirito

e dagli intolleranti

da falsi intellettuali

giornalisti ignoranti



Da eroi, navigatori,

profeti, vati, santi

dai sicuri di se

presuntuosi e arroganti



Dal cinismo di molti

dalle voglie di tanti

dall'egoismo sdrucciolo

che abbiamo tutti quanti



libera, libera, libera, libera nos domine



Da te, dalle tue immagini

e dalla tua paura

dai preti di ogni credo

da ogni loro impostura



Da inferni inferni e paradisi

da una vita futura

da utopie per lenire

questa morte sicure



Da crociati e crociate

da ogni sacra scrittura

da fedeli invasati

di ogni tipo e natura



libera, libera, libera, libera nos domine

libera, libera, libera, libera nos domine





L'orizzonte di K.D.





K.D. si svegliò quel mattino

e guardò le cose accanto a lei

gli occhi ancor velati

dalle briciole dei sogni

mentre il sonno scompariva accanto a lei

lentamente,

il sonno scompariva accanto a lei.



K.D. si affacciò alla finestra

vide il mondo solito ad di là

svaniva il suo orizzonte

sulla ruggine del ponte

dove il fiume scompariva

e la città finiva,

dove il fiume scompariva.



K.D. non seppe mai dire

che sensazione la prese

sentì il suo corpo svanire

le mani e le braccia rapprese.

Pianse qualcuno lontano

che forse non conosceva

ed il suo pianto pian piano

quell'orizzonte scioglieva.



Ma poi sorrise sorpresa

di quella stupida ebbrezza

il suo orizzonte

tornato reale

le dava la solita sua sicurezza,

solita sua sicurezza



Quando anche noi qualche volta

ci sentiam tristi per niente

forse c'è K.D.

che piange lontano

fantasma che in noi ci accompagna

per sempre,

che ci accompagna per sempre.



Piccola storia ignobile





Ma che piccola storia ignobile che mi tocca raccontare

così solita e banale come tante

che non merita nemmeno due colonne su un giornale

o una musica, o parole un po' rimate

che non merita nemmeno l'attenzione della gente

quante cose più importanti hanno da fare

se tu te la sei voluta a loro non importa niente

te l'avevan detto che finivi male.



Ma se tuo padre sapesse qual è stata la tua colpa

rimarrebbe sopraffatto dal dolore

uno che poteva dire: "Guardo tutti a testa alta"

immaginasse appena il disonore

lui, che quando tu sei nata mise via quella bottiglia

per aprirla il giorno del tuo matrimonio

ti sognava laureata, era fiero di sua figlia

se solo immaginasse la vergogna

se solo immaginasse la vergogna

se solo immaginasse la vergogna.



E pensare a quel che ha fatto per la tua educazione

buone scuole, e poca e giusta compagnia

allevata nei valori di famiglia e religione

di ubbidienza, castità, e di cortesia

dimmi allora quel che hai fatto chi te l'ha mai messo in testa

o dimmi dove e quando l'hai imparato

che non hai mai visto in casa una cosa men che onesta

e di certe cose non si è mai parlato

e di certe cose non si è mai parlato

e di certe cose non si è mai parlato.



E tua madre, che da madre qualche cosa l'ha intuita

e sa leggere da madre ogni tuo sguardo

devi chiederle perdono, dire che ti sei pentita

che hai capito, che disprezzi quel tuo sbaglio

però come farai a dirle che nessuno ti ha costretta

o dirle che provavi anche piacere

questo non potrà capirlo, perché lei, da donna onesta

l'ha fatto quasi sempre per dovere

l'ha fatto quasi sempre per dovere

l'ha fatto quasi sempre per dovere.



E di lui non dire male, sei anche stata fortunata

in questi casi, sai, lo fanno in molti

sì, lo so, quando lo hai detto, come si usa ti ha lasciata

ma ti ha trovato l'indirizzo e i soldi

poi ha ragione, non potevi dimostrare che era suo

e poi non sei neanche minorenne

ed allora questo sbaglio è stato proprio tutto tuo

noi non siamo perseguibili per legge

noi non siamo perseguibili per legge

noi non siamo perseguibili per legge.



E così ti sei trovata come a un tavolo di marmo

desiderando quasi di morire

presa come un animale macellato stavi urlando

ma quasi l'urlo non sapeva uscire

e così ti sei trovata fra paure e fra rimorsi

davvero sola fra le mani altrui

e pensavi nel sentire nella carne tua quei morsi

di tuo padre, di tua madre e anche di lui

di tuo padre, di tua madre e anche di lui

di tuo padre, di tua madre e anche di lui.



Ma che piccola storia ignobile sei venuta a raccontarmi

non vedo proprio cosa posso fare

dirti qualche frase usata per provare a consolarti

o dirti: "è fatta ormai, non ci pensare"

è una cosa che non serve a una canzone di successo

non vale due colonne sul giornale

se tu te la sei voluta cosa vuoi mai farci adesso

e i politici han ben altro a cui pensare

e i politici han ben altro a cui pensare

e i politici han ben altro a cui pensare.



Primavera di Praga





Di antichi fasti la piazza vestita

grigia guardava la nuova sua vita

come ogni giorno la notte arrivava

frasi consuete sui muri di Praga



Ma poi la piazza fermò la sua vita

e breve ebbe un grido la folla smarrita

quando la fiamma violenta ed atroce

spezzò gridando ogni suono di voce



Son come falchi quei carri appostati

e corron parole sui visi arrossati

corre il dolore bruciando ogni strada

e lancia grida ogni muro di Praga



Quando la piazza fermò la sua vita

sudava sangue la folla ferita

quando la fiamma col suo fumo nero

lasciò la terra e si alzò verso il cielo



Quando ciascuno ebbe tinta la mano

quando quel fumo si sparse lontano

Janus ancora sul rogo bruciavo

all'orizzonte del cielo di Praga



Dimmi, chi sono quegli uomini lenti

coi pugni stretti e con l'odio fra denti

Dimmi, chi sono quegli uomini stanchi

di chinare la testa e di andare avanti



Dimmi chi era che il corpo portava

la città intera che lo accompagnava

la città intera che muta lanciava

una speranza nel cielo di Praga



Dimmi chi era che il corpo portava

la città intera che lo accompagnava

la città intera che muta lanciava

una speranza nel cielo di Praga

una speranza nel cielo di Praga

una speranza nel cielo di Praga





Signora Bovary





Ma che cosa c'è in fondo a quest'oggi

di mezza festa e di quasi male,

di coppie che passano sfilacciate

come garze stese contro il secco cielo autunnale,

di gente che si frantuma in un fiato

senza soffrire, senza capire

tra addormentarsi e morire.



Ma che cosa c'è in fondo a questa notte,

quando l'ora del lupo guaisce

e il nuovo giorno non arriva mai

e il buio è un fischio lontano che non finisce;

di minuti lunghi come il sudore

di ore che tagliano come falci

e i tuoi pensieri solo un cane in chiesa

che tutti prendono a calci.



Ma cosa c'è, cosa c'è...

atrii a piastrelle di stazioni secondarie,

strade più strade di avventure solitarie,

clown della notte,

valigie vuote,

piene di trucchi per tragedie immaginarie...

telecomandi per i quotidiani inferni,

battute argute di architetti postmoderni,

amanti andate,

piaceri a rate,

pallottolieri per contare estati e inverni.



Ma cosa c'è proprio in fondo in fondo,

quando bene o male faremo due conti,

e i giorni goccioleranno come i rubinetti nel buio

e diremo "...un momento... aspetti..." per non essere mai pronti;

signora Bovary, coraggio pure,

tra gli assassini e gli avventurieri...

in fondo a quest'oggi c'è ancora la notte,

in fondo alla notte c'è ancora, c'è ancora...



Vedi cara





Vedi cara

è difficile spiegare,

è difficile parlare

dei fantasmi di una mente.



Vedi cara

tutto quel che posso dire

è che cambio un po' ogni giorno

e che sono differente.



Vedi cara

certe volte sono in cielo

come un aquilone al vento

che poi a terra ricadrà.



Vedi cara

è difficile spiegare,

è difficile capire

se non hai capito già.



Vedi cara

certe crisi son soltanto

segni di un qualcosa dentro

che sta urlando per uscire.



Vedi cara

certi giorni sono un anno

certe frasi sono un niente

che non serve più capire.



Vedi cara

le stagioni ed i sorrisi

son denari che van spesi

con dovuta proprietà.



Vedi cara

è difficile spiegare,

è difficile capire

se non hai capito già.



Non capisci

quando cerco in una sera

un mistero di atmosfera

che è difficile afferrare.



Quando rido

senza muovere il mio viso

quando piango senza un grido

quando invece vorrei urlare.



Quando sogno

dietro a frasi di canzoni,

dietro a libri e ad aquiloni

dietro a ciò che non sarà.



Vedi cara

è difficile spiegare,

è difficile capire

se non hai capito già.



Non rimpiango

tutto quello che mi hai dato

che son io che l'ho creato

e potrei rifarlo ora.



Anche se

tutto il mio tempo con te

non dimentico perché

questo tempo dura ancora.



Non cercare

in un viso la ragione,

in un nome la passione

che lontano ora mi fa.



Vedi cara

è difficile spiegare,

è difficile capire

se non hai capito già.



Tu sei molto

anche non sei abbastanza

e non vedi la distanza

che è fra i miei pensieri e i tuoi.



Tu sei tutto

ma quel tutto è ancora poco

tu sei paga del tuo gioco

ed hai gia quello che vuoi.



Io cerco ancora

e così non spaventarti

quando senti allontanarmi

fugge il sogno, io resto qua.



Sii contenta

della parte che tu hai

ti do quello che mi dai

di chi è la colpa non si sa.



Cerca dentro

per capir quello che sento

per sentir che ciò che cerco

non è il nuovo, libertà.



Vedi cara

è difficile spiegare,

è difficile capire

se non hai capito già.





Venezia





Venezia che muore,

Venezia affacciata sul mare,

la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi

Venezia la vende ai turisti,

che cercano in mezzo alla gente l'Europa o l'Oriente

che guardano alzarsi alla sera il fumo - o la rabbia - di Porto

Marghera.



Stefania era bella,

Stefania non stava mai male

ma è morta di parto gridando

in un letto sudato di un grande ospedale

Aveva vent'anni, un marito, e l'anello nel dito

mi han detto confusi i parenti che quasi il respiro

inciampava nei denti.



Venezia è una albergo,

San Marco è senz'altro anche il nome di una pizzeria,

la gondola costa, la gondola è solo un bel giro di giostra.

Stefania d'estate

giocava con me nelle vuote domeniche d'ozio.

Mia madre parlava,

sua madre vendeva Venezia in negozio.



Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi comperare

Però non ti puoi risvegliare con l'acqua alla gola,

e un umore al livello del mare

Il Doge ha cambiato di casa, e per mille finestre

C'è solo il vagito di un bimbo che è nato, c'è solo

La sirena di Mestre



Stefania affondando,

Stefania ha lasciato qualcosa

Novella Duemila e una rosa sul suo comodino.

Stefania ha lasciato un bambino.

Non so se ai parenti gli ha fatto davvero del male,

vederla morire ammazzata,

morire da sola in un grande ospedale.



Venezia è un imbroglio

che riempie la testa soltanto di fatalità

del resto del mondo non sai più una ****,

Venezia è la gente che se ne frega.



Stefania, un bambino,

comprare o smerciare Venezia sarà il suo destino

può darsi che un giorno saremo contenti

di esserne solo lontani parenti.



Nostra Signora dell'ipocrisia





Alla fine della baldoria

c'era nell'aria un silenzio strano,

Qualcuno ragliava con meno boria

e qualcun altro grugniva piano;

alle sfilate degli stilisti

si trasgrediva con meno allegria

ed in quei visi sazi e stravisti

pulsava un ombra di malattia.

Un artigiano di scoop forzati

scrisse che Weimar già si scorgeva

e fra biscotti sponsorizzati

videro un anchorman che piangeva.

E poi la nebbia discese a banchi

ed il barometro segnò tempesta,

ci risvegliammo più vecchi e stanchi,

amaro in bocca, cerchio alla testa.

Il mercoledì delle Ceneri

ci confesarono bene o male

che la festa era ormai finita

ormai lontano il carnevale

e proclamarono penitenza

e in giro andarono col cilicio

ruttando austeri:"Ci vuol pazienza!

Siempre adelante ma con juicio!"

E fecero voti con faccia scaltra

a Nostra Signora dell'ipocrisia

perché una mano lavasse l'altra,

tutti colpevoli e così sia,

e minacciosi ed un po' pregando

incenso sparsero al loro Dio

sempre accusando, sempre cercando

il responsabile, non certo io.

La domenica di Mezza Quaresima

fu processione di etere di Stato

dai puttanieri a diversi pollici

dai furbi del chi ha dato ha dato

ed echeggiarono tutte le sere,

come rintocchi schioccanti a morto,

amen, mea culpa e miserere

ma neanche un cane che sia risorto

e i cavalieri di tigri a ore

e i trombettieri senza ritegno

inamidarono un nuovo pudore

misero a lucido un nuovo sdegno;

si andò alle prime con casto lusso

e i quiz pagarono buoni milioni

e in pubblico si linciò il riflusso

per farci ridiventare buoni.

Così domenica dopo domenica

fu una stagione davvero cupa

quel lungo mese della quaresima,

rise la iena, ululò la lupa,

stelle comete ed altri prodigi

facilitarono le conversioni,

mulini bianchi tornaron grigi

candidi agnelli certi ex-leoni.

Soltanto i pochi che si incazzarono

dissero che era l'usato passo

fatto dai soliti che ci marciavano

per poi rimetterlo sempre là, in basso.

Poi tutto tacque, vinse ragione,

si placò il cielo, si posò il mare,

solo qualcuno in resurrezione,

piano, in silenzio, tornò a pensare.





Ophelia





Quando la sera colora di stanco

dorato tramonto le torri di guardia

la piccola Ophelia vestita di bianco

va incontro alla notte dolcissima e scalza



Nelle sue mani ghirlande di fiori

e nei suoi capelli riflessi di sogni,

nei suoi pensieri mille colori

di vita e di morte, di veglia e di sonno.



Ophelia, che cosa senti quando la voce dagli spalti

ti annuncia che è l'ora già e il giorno piano muore

Ophelia che vedi dentro al verde dell'acqua del fossato

nei guizzi che la trota fa cambiando di colore



Perché hai indossato la veste più pura,

perché hai disciolto i tuoi biondi capelli?

Corri allo sposo, hai forse paura

che li trovasse non lunghi, non belli?



Quali parole son sulle tue labbra,

chi fu il poeta o quale poesia?

Lo sa il falcone nei suoi larghi cerchi

o lo sa sol la tua dolce pazzia?



Ophelia, la seta e le ombre nere ti avvolgono leggere

ma dormi ormai e sentirai cadenze di liuto

Ophelia non puoi sapere quante vicende ha visto il mondo

ma forse sai e lo dirai con magiche parole



Ophelia le tue parole al vento si perdono nel tempo

ma chi vorra le troverà in tintinnii corrosi

Ophelia, lalalalalalala.....







Il sociale e l'antisociale





Sono un tipo antisociale

non m'importa mai di niente

non m'importa dei giudizi della gente



Odio in modo naturale

ogni ipocrisia morale

odio guerre ed armamenti in generale



Odio il gusto del retorico

il miracolo economico

il valore permanente e duraturo



Radio a premi caroselli

tivù cine radio rallies

frigo ed auto non c'è Ford nel mio futuro



E voi bimbe sognatrici

della vita delle attrici

attenzione da me state alla lontana



Non mi piace esser per bene

far la faccia che conviene

poi alla fine sono sempre senza grana



Odio la vita moderna

fatta a scandali e cambiali

i rumori gli impegnati intellettuali



Odio i fusti carrozzati

dalle spider incantati

coi vestiti, le camicie tutti uguali



Che non sanno che parlare

di automobili e di moda

di avventure estive fatte ai monti e al mare



Vuoti e pieni di sussiego

se il vestito non fa un piego

mentre io mi metto quello che mi pare



sono senza patrimonio

sono contro il matrimonio

non ho quello che si dice un posto al sole



Non mi piaccion le gran dame

preferisco le mondane

perché ad essere sincere son le sole



Non mi piace l'avvocato

il borghese l'arrivato

odio il bravo e onesto padre di famiglia



quasi sempre preoccupato

di vedermi sistemato

se mi metto a far l'amore con sua figlia



Sono un tipo antisociale

non ho voglia di far niente

sulle scatole mi sta tutta la gente



In un'isola deserta

voglio andare ad abitare

e nessuno mi potrà più disturbare

e nessuno mi potrà più disturbare

e nessuno mi potrà più disturbare



***



Non amo viver con tutta la gente

mi piace solo la gente bene

come si dice comunemente

bene si nasce non si diviene

c'è chi nasce per le scienze o per le arti

io son nato solamente per i parti

lalala...



Amo oltremodo parlare male

fare il maiale con le ragazze

la pasqua vado in confessionale

e tutte quante per me vanno pazze

Perché fra i bene poi non conta l'astinenza

basta ci sia soltanto l'apparenza

lalala...



Quindi non curo la mia intelligenza

la gente bene con questo non lega

ma alle canaste di beneficenza

so sempre tutto sull'ultimo strega

l'intelligenza c'è sol coi milioni

e ammiro i film di Monica e Antognoni

lalala...



Sono elegante ed è inutile dire

che le mie vesti son sempre curate

perché senz'altro è importante vestire

perché è la tonaca che fa il frate

In fondo poi due cose hanno importanza

e sono il conto in banca e l'eleganza

lalala...



Andiamo matti per cotte alle feste

amo oltremodo le donne mondane

non fraintendetemi non parlo di quelle

stan con la gente più in basso, sta male

non ho rapporti con i proletari

soltanto a tarda notte lungo i viali

lalala...



lalalala



Ma non trascuro la scienza umanista

e si può dire che sono impegnato

anzi alle volte sono comunista

ma non mi sono sempre interessato

la lotta delle classi sol mi va

per far bella figura in società

lalala...



Non si può dire che sia clericale

come boccaccia ma ho ridda dei frati

ma ossequio sempre lo zio cardinale

e vado a messa nei dì comandati

Il mio credo vi dico brevemente

pensare ciò che può dire la gente

lalala...



lalalala



La gente bene è la mia vera patria

la gente bene è il mio unico dio

l'unica cosa che ho sempre sognato

la sola cosa che voglio io

Solo essere un bene sempre ed ora

e tutto il resto vada alla malora

lalala...
IliveMyLifeFor TheStarsThatShine
2008-01-26 02:12:01 UTC
step ha detto praticamente tutto...ti consiglio anche "ho ancora la forza" cantata con Ligabue...mette i brividi,è stupenda davvero!!!
2017-02-08 03:53:33 UTC
Se soffri di iperidrosi ti onsiglio di provare questo http://MiracoloPerIperidrosi.latis.info/?qwQn

Molte persone soffrono di iperidrosi, ma non sanno che è un problema diffuso e sono in imbarazzo a parlarne con il medico. Eppure, e lo dico per esperienza personale, si tratta di un disturbo serio che spesso causa notevoli problemi, anche di natura psicologica, e rende difficili i rapporti sociali.
2008-01-26 02:01:32 UTC
....dopo la risposta di step....c'è poco da dire.....

Aggiungerei:

L'isola non trovata

Un altro giorno è andato

La collina

Il tema

....e ce ne sono tante altre....tutte bellissime!!!!

Ciao!


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